Uno dei più rilevanti e impegnativi servizi svolti dalla Caritas diocesana è quello dell’accoglienza, espletato presso la Casa della Carità di viale Europa per le situazioni di vulnerabilità moderata, la Casa di accoglienza Giovanni Paolo II di via Toffetti per quelle più accentuate e il Rifugio-dormitorio San Martino di via Civerchi per le marginalità.
Ospitalità e interventi volti al superamento delle situazioni di disagio
“La struttura in via Toffetti ai Sabbioni – sottolinea il direttore di Caritas Crema, Claudio Dagheti – è una delle opere più significative messe in atto dalla nostra diocesi a seguito della visita di papa Giovanni Paolo II, nel 1992, al quale è stata poi intitolata. Dedicata all’accoglienza maschile, è andata a completare l’offerta attivata già da prima dall’Associazione Giulia Colbert, delle suore Buon Pastore, in ambito femminile. Il connotato comune di Casa dell’accoglienza, Casa della Caritas e Rifugio San Martino – evidenzia – è di essere luoghi di profonda relazione, dove chi è scartato dalla società ha una possibilità di ricostruire la propria vita, partendo dalla fiducia e dall’aiuto che trova all’interno della struttura”.
Dei percorsi di accoglienza è responsabile Massimo Montanaro, componente dell’équipe di Caritas Crema e stretto collaboratore del direttore. “Nelle tre strutture – fa osservare – oltre all’offerta di servizi di ospitalità, vengono attivati interventi mirati al recupero di una maggiore autonomia, anche se è un obiettivo non semplice da conseguire. Gli ospiti sono per lo più persone che vivono anche seri problemi di salute o che si portano dietro fragilità legate a dipendenze da alcol, droghe o ludopatia, con difficoltà nella gestione delle proprie risorse economiche o ne sono completamente privi. Hanno fra l’altro un’età media intorno ai 58 anni e quindi un inserimento lavorativo è piuttosto complicato, se non impossibile. Tutti, comunque, accettano e condividono gli obiettivi legati al rispettivo percorso di superamento dalla situazione di disagio. Che per alcuni – sottolinea – è di cercare un lavoro, mentre per altri è di rendersi disponibili verso la struttura stessa, svolgendo attività che non li riduca alla passività: ad esempio la pulizia degli spazi comuni e il riassetto della propria camera, o dando una mano in segreteria, nella dispensa e in tutto ciò che ha a che fare con la gestione di una casa, come quella di Accoglienza, allargata a 25 componenti”.
Ospitalità, ma anche recupero della fiducia
Presso la struttura di via Toffetti l’ospitalità di persone con vulnerabilità accentuata in camere a due e tre posti letto con bagno comprende anche la fornitura di tre pasti giornalieri e del servizio lavanderia.
Presso la Casa della Carità di viale Europa, sono invece a disposizione 13 appartamenti di varie dimensioni – dal mono al quadrilocale – in cui sono quindi accolte anche famiglie. Si tratta di persone in situazione di vulnerabilità moderata, per le quali vengono attivati progetti di semi autonomia. L’équipe dedicata alla filiera dell’accoglienza è composta da tre operatori, compreso il responsabile, coadiuvati da educatori e un gruppo di volontari.
“La nostra azione – sottolinea Massimo Montanaro – è focalizzata anche nel dar modo agli ospiti di recuperare fiducia nella relazione, attraverso attività di gruppo di auto mutuo aiuto o percorsi di tipo più terapeutico con specialisti, tra cui anche un corso di teatro-terapia, all’interno delle quali far emergere aspetti più emotivi.”
“La gestione delle tre strutture – evidenzia Dagheti – ha costi annui complessivi che ammontano a circa 200 mila euro, 90 mila dei quali sono coperti con una quota dell’8 per mille assegnata alla diocesi. Un’ulteriore conferma della sensibilità e attenzione concreta che la Chiesa di Crema ha verso i poveri e le persone in condizioni di disagio del nostro territorio”.