A ogni autunno si sta col fiato sospeso per il rischio di alluvioni, frane, smottamenti. Fenomeni naturali che spesso hanno conseguenze disastrose. Dall’inizio del Novecento in Italia ci sono stati 12.600 morti e oltre 700.000 dispersi, feriti, sfollati. I costi per questo continuo “smottamento dell’Italia” sono altissimi, in termini di perdita di vite umane e di danni economici.
“In Liguria ad esempio, regione molto amata dai cremaschi, 235 Comuni hanno aree a rischio frana con quasi 92.000 persone e 33.000 abitazioni coinvolte. Sarà solo un caso che la Liguria è anche la seconda regione più cementificata d’Italia… In ogni caso ben 6.633 Comuni italiani sono a rischio idrogeologico (e ben 929 solo in Lombardia)”, afferma Andrea Ladina di Verdi.
Il territorio cremasco non avendo né colline né montagne è coinvolto in modo ridotto dal dissesto idrogeologico che è limitato a non frequenti esondazioni del Serio e dell’Adda, ma tutto cambia nelle provincie montane a cominciare da Bergamo, Brescia e Sondrio e anche Milano con il fiume Seveso che spesso allaga interi quartieri cittadini. “E’ in questo contesto che si inseriscono i cambiamenti climatici, che portano fenomeni meteorologici sempre più estremi e imprevedibili e basta un periodo di pioggia e di maltempo un po’ prolungato per avere alluvioni, frane, crolli, allagamenti, mareggiate. Nel recente Rapporto di Legambiente, dal titolo eloquente Il clima è già cambiato, c’è una mappa dei territori colpiti dai fenomeni atmosferici estremi tra il 2010 e il 2020″, riflette ancora l’esponente del Consiglio nazionale dei Verdi.
Il cambiamento climatico non arresta la sua corsa. “Per questo occorrono investimenti per riconvertire l’economia in modo da ridurre l’immissione di gas inquinanti in atmosfera e nello stesso tempo investire per la messa in sicurezza del territorio per prevenire il dissesto idrogeologico “che è la sola grande opera pubblica indispensabile per l’Italia”.