CREMA – Associazione Rubino: “Non chiudete il reparto di Oncologia”

Risari e alcuni membri dell'associazione con il personale di Oncologia durante una donazione

È un vero e proprio allarme quello che viene lanciato da Gianni Risari, presidente dell’Associazione Rubino onlus, realtà senza fini di lucro impegnata per la “Ricerca Umanizzazione Benessere IN Oncologia” (da qui la sigla Rubino). Un allarme legato proprio all’Unità operativa di Oncologia dell’Ospedale Maggiore di Crema che, nell’avanzare impietoso della seconda ondata di Covid-19, potrebbe vivere quanto già avvenuto in primavera: la chiusura del reparto di degenza, che ha causato notevoli problematiche alle persone affette da patologie tumorali. Una chiusura che, stavolta, andrebbe evitata per non far venir meno ai pazienti oncologici quelle cure che, evidentemente, non si possono rinviare come altre.

Risari, lanciando l’allarme, ha scritto ai vertici ospedalieri – nello specifico il direttore generale dottor Germano Pellegata e il direttore sanitario dottor Roberto Sfogliarini – al primario di Oncologia dottor Maurizio Grassi e una serie di autorità: al signor prefetto di Cremona dottor Vito Danilo Gagliardi, al presidente della Regione Attilio Fontana e all’assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera, al vescovo di Crema monsignor Daniele Gianotti, al consigliere regionale Matteo Piloni, al sindaco di Crema Stefania Bonaldi e al presidente dei sindaci dell’Area Omogenea Cremasca Aldo Casorati.

Va evitata – scrive Risari – una situazione che, nel recente passato, è stata causa di forte disagio per persone affette da patologie oncologiche ricoverate o bisognose di essere ricoverate presso l’Oncologia dell’Ospedale Maggiore. Durante la scorsa crisi pandemica questo reparto è stato chiuso per i ricoveri in degenza, mantenendo aperta soltanto l’area di Day Hospital. Ciò ha arrecato molti disagi e giustificate preoccupazioni ai cittadini ricoverati, alle loro famiglie e a quanti, cittadini cremaschi, hanno dovuto trovare ospitalità di ricovero in altri ospedali in un momento di generale confusione”.

A nome dell’Associazione Rubino – formata da privati cittadini che perseguono la finalità di rispondere ad alcune esigenze del reparto di Oncologia a sostegno delle esigenze e dei diritti delle persone soggette a cure oncologiche –Risari chiede “che questa incresciosa situazione, verificatasi solo all’ospedale di Crema, non debba ripetersi”.

L’Oncologia cremasca, rileva ancora Risari, “ha dimostrato in questi anni di ben operare e la Comunità del Comprensorio Cremasco (150 mila abitanti) più volte ha dato atto della buona qualità del servizio erogato. Il reparto dispone di 18 letti, mentre le cartelle aperte per le terapie sono circa 600. Il mondo del volontariato locale dimostra concreta solidarietà ai malati, ma pure ai sanitari: medici, infermieri e a tutto il personale di cui apprezza professionalità e umanità nello svolgimento del delicato servizio. A testimonianza di ciò basti citare l’attività dell’Associazione ‘Donna sempre’ per la prevenzione e cura del tumore al seno e il gruppo di ex-dipendenti dell’ospedale di Crema che da anni, ogni giorno, si offrono di accompagnare con un pulmino, andata e ritorno, le persone che da Crema devono raggiungere l’ospedale di Cremona per le radioterapie”.

Pur riconoscendo le difficoltà dell’amministrare e del legiferare, Risari chiede alle Istituzioni Pubbliche che si operi per tempo affinché non debba ripetersi la chiusura del reparto di Oncologia dell’Ospedale Maggiore di Crema. E aggiunge: “Se nei mesi scorsi, in piena emergenza, nonostante le sollecitazioni che ci venivano rivolte, non si è levata da parte dell’Associazione alcuna protesta a seguito della chiusura del reparto, è stato per senso di responsabilità nei confronti di una situazione di emergenza che aveva colto tutti di sorpresa. Sia però convinti che la prima tutela vada riservata a chi più è in difficoltà: e le persone affette da malattie oncologiche lo sono”.