Itinerario dello spirito/4: il monastero di San Paolo d’Argon

itinerario dello spirito

Il monastero di San Paolo d’Argon è raggiungibile da Seriate, percorrendo la statale 42
che porta al lago d’Endine. Poco dopo aver superato Albano Sant’Alessandro si giunge in località San Paolo D’Argon: qui si seguono le indicazioni per l’antico complesso cluniacense, oggi parrocchia.

LA STORIA

Venne edificato nel 1079 dal conte Ghiselberto che donò fondi all’abbazia benedettina di Cluny per edificarvi un cenobio a lode di Dio. Nel 1092 era concluso, ma la chiesa dedicata a San Paolo fu consacrata dal vescovo Lanfranco un secolo dopo, l’11 aprile 1198.
I Ghisalbertini donarono a Cluny anche fondi del nostro territorio, fecero così capo al priorato di San Paolo D’Argon sei monasteri cremaschi: San Pietro di Ombriano, SS. Trinità di Crema, San Pietro di Madignano, Santa Maria di Cremosano, San Fabiano di Farinate (monastero femminile) e San Pietro diVailate, monasteri di cui restano flebili
tracce, ma che indicano come il Cremasco abbia subito l’influenza cluniacense.
Con la crisi dell’ordine, alla fine del XV secolo, il monastero di Argon venne annesso alla congregazione di Santa Giustina di Padova ed entrò nell’orbita dei benedettini di Montecassino.
I nuovi monaci restaurarono radicalmente l’antico edificio dandogli la struttura che ancora oggi possiamo ammirare. I lavori iniziarono ai tempi dell’abate Ilario da Mantova il 25 ottobre 1512. Ad essi appartiene l’attuale chiostro piccolo. Tra il 1532 e il 1536 l’abate Gregorio fece costruire un primo refettorio (l’attuale cappella), il secondo chiostro e le stanze dei monaci. Nel 1599 venne edificato il secondo refettorio. La sala del capitolo venne realizzata dall’abate Pietro tra il 1608 e il 1613.
La trasformazione della vecchia chiesa iniziò nel 1662 con l’abate Alessandro Zago. Nel 1675 fu edificato il campanile. Nel 1684 venne decisa la costruzione di un nuovo edificio sacro affidandolo all’architetto Domenico Messi di Lugano, la facciata venne iniziata il 13
gennaio 1688.
Nel secolo successivo la chiesa fu abbellita di altari, affreschi e numerose opere d’arte. L’operazione si concluse con l’allestimento di una nuova abside per opera di Giovan Battista Caniana (richiestissimo intagliatore e architetto di Romano Lombardo nato
nel 1671 e morto nel 1754, che lavorò anche a San Giacomo in Crema) e di un nuovo campanile, concluso nel 1739 a opera di Candido Micheli (apprezzato architetto bergamasco, costruttore di chiese e campanili, 1694-1757).
Il convento venne disgraziatamente soppresso da Napoleone il 6 giugno 1797 e i beni incamerati dall’ospedale cittadino. La chiesa divenne parrocchiale e tale è rimasta fino ad oggi. Venne restaurata totalmente negli anni Novanta del secolo scorso.

I CHIOSTRI

La nostra visita inizia dal monastero trasformato oggi in centro di spiritualità dell’opera della San Vincenzo diocesana. Si entra da un bel portale secentesco con timpano ad arco e un bellissimo portone ligneo. E si è subito nel primo chiostro, quello quattrocentesco, di sapore rinascimentale, con belle colonnine a capitelli compositi, su alti basamenti, che reggono archi a tutto sesto. L’antichità della costruzione è testimoniata dalle cornici in cotto che caratterizzano le pareti del piano superiore nel quale si aprono le finestre delle celle dei frati, sormontate da oculi. Nei porticati si trovano gli ingressi di diverse aule. Il cortile è lastricato con ciottoli di fiume: al centro, una vasca ottagonale.
Due portalini immettono nel chiostro grande cinquecentesco. Anche qui quattro lati di colonne su alti basamenti con capitelli compositi che reggono archi meno agili dei precedenti. La parte superiore ha finestre con timpani, divise da lesene. Il cortile è con essenze arboree e, al centro, un bel pozzo; da notare ai quattro angoli monumentali
impluvi per l’acqua piovana.
Su un lato del secondo chiostro si apre l’attuale cappella con moderni affreschi (è l’antico refettorio) e il refettorio secentesco affrescato nel XVII secolo da Giovan Battista Lorenzetti con scene del libro di Ester. Nell’atrio troviamo dipinti alcuni paesaggi. Nel lato di fondo si apre la sala capitolare con un bel portale ligneo affiancato da due finestre: su tutti corre un’architrave alle estremità della quale poggiano due figure allegoriche e, al centro, un medaglione con un santo benedettino.

LA CHIESA

La facciata della bella chiesa secentesca è a tre ordini sovrapposti; nel primo si apre il bel portale, con un timpano sorretto da colonne (nel mezzo l’epigrafe latina che ricorda la conclusione dei lavori di rifacimento nel 1688); è affiancato da due nicchie con le statue di San Pietro e di San Paolo in atto di predicare. Nell’architrave la scritta latina: Per il culto dell’eterno Dio e a onore dell’apostolo Paolo. Nel secondo ordine vediamo la finestra centrale affiancata da altre due nicchie con le statue di San Benedetto e Santa Scolastica. La facciata termina con il timpano (al centro uno stemma).
L’interno è di grande suggestione. L’architetto Messi ha disegnato una navata a forma di ottagono irregolare: su ciascuno dei fianchi si aprono tre cappelle; in fondo il presbiterio e il coro. Tutte le pareti e le volte sono riccamente decorati di stucchi, affreschi e marmi.
Gli affreschi sono stati eseguiti da Giulio Quaglio di Como dal 1712 al 1736, mentre
gli stucchi da maestranze svizzere. Gli affreschi della volta dell’aula e del presbiterio rappresentano ben 77 raffigurazioni in un turbinio di colori e luci straordinario. Nei cinque medaglioni ottagonali al centro della volta: La conversione di San Paolo, L’ultima comunione di san Benedetto e la morte di santa Scolastica, San Paolo rapito al terzo cielo,
San Benedetto distrugge i templi pagani sul monte di Cassino, Il battesimo di San Paolo.
Ai quattro angoli della volta I dottori della Chiesa: Gregorio Magno, Ambrogio, Agostino
e Gerolamo. In otto medaglie a forma di cuore sono rappresentati i fondatori di ordini che discendono da san Benedetto; in altre quattro medaglie, sempre a forma di cuore, i santi titolari delle chiese dipendenti dal monastero; sopra le finestre sei figure bibliche e allegoriche; poggianti sopra il cornicione, le dodici figure degli Apostoli; in dodici ovali
monocromi sono raffigurati i versetti del credo, ciascuno attribuito all’apostolo sotto rappresentato; sulla controfacciata infine, ai lati della finestra, L’ Annunciazione.
Nella cupola del presbiterio troviamo: La Trinità nella lanterna e Il Martirio di San Paolo nella cupola stessa; quattro figure allegoriche e sei medaglioni con angeli nei pennacchi; nelle lunette sopra il cornicione, La Sepoltura e La Gloria di San Paolo. Nella cupola del coro è affrescato Il Paradiso; nei pennacchi quattro Profeti; nelle lunette episodi riguardanti
questi profeti.
Bello l’altare, sopraelevato su cinque gradini; alle pareti del presbiterio due tele di soggetto eucaristico, attribuite al Guercino (La Moltiplicazione dei pani e Il Serpente di bronzo), sullo sfondo la grande facciata dell’organo. Il coro ligneo è del 1682, eseguito dall’intagliatore Battist Chinetti di Gandino.
Ci restano da considerare le sei cappelle. Proseguendo in senso orario, la prima a sinistra è dedicata a Sant’Andrea, San Giovanni evangelista, San Pantaleone (altra reminiscenza cremasca) e Santa Lucia: vi troviamo due splendide tele di Giuseppe Maria Crespi
(1665-1747), Il Martirio di San Giovanni e Sant’Andrea. La seconda cappella è dedicata alla Madonna del Rosario dove si ammira un bellissimo altare del Corbarelli (1695); le tele (La raccolta della manna e Melchisedech) sono del napoletano Paolo De Matteis. La terza cappella è dedicata a San Gregorio Magno e vi si trovano tele e affreschi che rappresentano scene della sua vita. La quarta cappella è intitolata al santo fondatore dell’ordine, San Benedetto. Le tele che raffigurano scene della sua vita e di quella di San Mauro sono del veneziano Gregorio Lazzarini (sec. XVIII) e sempre del grande Sebastiano Ricci (San Mauro che salva san Placido e San Mauro che guarisce gli infermi). La quinta,
dedicata al Crocifisso, è tra le più significative per la finezza dell’apparato marmoreo di Domenico Corbarelli. Il Crocifisso ligneo è a cavallo tra ‘600 e ‘700, mentre le tele sono ancora del Matteis (Il Sacrificio di Isacco e Il Serpente di bronzo). L’ultima cappella è intitolata ai martiri bergamaschi e a sant’Antonio di Padova. Anche qui troviamo due
meravigliose tele di Giuseppe Maria Crespi: Sant’Alessandro condotto al martirio
e I santi Fermo e Rustico in prigione.