Don Luciano Cappelli ha celebrato oggi l’anniversario dei sessant’anni di sacerdozio. È stato infatti ordinato presbitero l’11 giugno del 1960 da mons. Placido Maria Cambiaghi.
Lo ha fatto con una partecipata Eucarestia, oggi Solennità del Corpus Domini, alle ore 17.30, al santuario cittadino della Madonna delle Grazie, dove svolge il suo ministero di cappellano e di confessore. Presenti fratelli e cognate, parenti e un certo numero di fedeli, quanti permettono le misure sanitarie anticovid.
In precedenza aveva invitato familiari e amici, il rettore del santuario don Gianni Vailati, i suoi due curati degli anni passati don Giorgio e don Remo, a un pranzo di fraternità presso il ristorante delle Villette, quartiere della sua nascita.
Tre le parrocchie cittadine di cui don Luciano è stato parroco: San Pietro (1975-1989), San Carlo (1989-2001) e San Giacomo (2001-2012). La sua prima esperienza di curato è avvenuta a Crema Nuova (1960-1968), la sua nascita e i suoi anni di seminario a San Benedetto… possiamo dire che tutta la città ha beneficiato della sua presenza. Dal 2012 è – come s’è detto – cappellano al santuario delle Grazie, assistente spirituale del clero giovane e delle Figlie di Sant’Angela.
Durante l’omelia di oggi pomeriggio don Luciano ha commentato la solennità del Corpus Domini, partendo dalle parole pronunciate da Gesù nel discorso dell’ultima cena. Ha definito geniale l’idea del Signore di scegliere il pane che dà vita, per trasformarlo nel suo corpo e nel suo sangue: il più grande mistero dopo quello della Trinità.
E ha aggiunto un riferimento personale: “Ho fatto un po’ di conti in questi giorni – ha detto – e risulta che nella mia vita di sacerdote ho celebrato circa 22.000 Messe: eppure sono ancora così distante dalla ricchezza della cena del Signore, la mia vita non è stata ancora dono totale per i miei fratelli!”
Al proposito ha citato una frase che lo ha molto affascinato: “Cristo è il pane, ma lo si riconosce nello spezzare il pane. Cosa vuole dire ‘spezzare’? Significa: ‘Il mio corpo dato per voi, il mio sangue versato per voi’, come ha detto Gesù. Fare cioè della propria vita un dono! Non ci può essere festa del Corpus Domini finché un uomo dorme sotto un ponte, o persone anziane sono lasciate sole; finché non condivideremo la fatica di tanti fratelli senza casa e senza lavoro, o stranieri. Scopriamo il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della sofferenza e della solitudine!”
In conclusione don Cappelli, rifacendosi ancora al sessantesimo della sua prima Eucarestia, ha citato una frase che Paolo VI diceva ai preti: “Celebrate ogni Messa come fosse la prima, come fosse l’unica, come fosse l’ultima!
Al termine, un sentito ringraziamento a tutti.
Congratulazioni e auguri don Luciano da parte di tutti noi.