È un grido di dolore e un appello accorato quello che si leva da 132 editori radiofonici interpellati sulle conseguenze della pandemia dal blog Radio Reporter, che parla delle radio di tutto il mondo. In piena emergenza hanno potenziato l’informazione, promosso raccolte fondi e svolto un ruolo di coesione sociale. Ma gli aiuti del governo sono in ritardo e due radio su tre (65%) chiedono ulteriori aiuti, immediati e a fondo perduto (40%). Il calo della pubblicità, del resto, è drammatico (-73%) e per far quadrare i conti sono stati necessari tagli dolorosi, congedando collaboratori e chiedendo la cassa integrazione per una parte del personale. Per valutare l’impatto della crisi Radio Reporter ha posto domande precise su questi aspetti e chiesto se per ridurre immediatamente i costi aziendali avrebbe senso dimezzare le potenze dei trasmettitori: i consumi di energia assorbono il 45% del bilancio di una radio. Una soluzione che oltre ad essere a costo zero per il governo, migliorerebbe la qualità dell’ascolto (riducendo le interferenze) e abbatterebbe l’inquinamento elettromagnetico.
Perché allora non ridurre le potenze di 3dB (dimezzandole), liberando risorse preziose in momenti come questi? L’idea, rilanciata in marzo da Lorenzo Belviso, editore delle emittenti pugliesi Radio Mi Piaci e Radio Popizz, consentirebbe risparmi superiori al 40%. Purtroppo la legge impedisce di ridurre la potenza (per alleggerire i costi, un editore ha detto di avere spento impianti minori dichiarando che sono in manutenzione o in avaria), ma in situazioni di emergenza, come quelle alle quali ci ha messo di fronte la pandemia, un dimezzamento generalizzato “da decreto” potrebbe fare comodo a molti. E a costi zero per lo stato. Apparentemente, il 52% degli editori interpellati non è interessato al “taglio” dei watt, ma si tratta di una media: dai dati emerge che i più favorevoli sono i network (100%), seguiti dalle comunitarie (61%) e dalle piccole commerciali (55%). In equilibrio le regionali (50%), mentre le superstation sono per lo status quo (80%).
Su come ridurre le potenze, il 64% degli editori interpellati sarebbe favorevole solo se la riduzione fosse obbligatoria per tutti, escludendo gli impianti di potenza fino a 100 Watt (52%) impiegati di solito per illuminare le zone d’ombra nelle aree montane. Riguardo alla durata delle misure, la maggioranza (43%) preferirebbe che fosse per sempre.
I risultati dell’inchiesta si possono leggere su https://blog.radioreporter.org/.