Mentre è in corso anche un’indagine della Procura di Cremona, nei giorni scorsi ha preso vita il “Comitato verità e giustizia ospiti Rsa Crema”, realtà nata su iniziativa di una dozzina (per ora) di parenti delle numerose vittime del Coronavirus decedute presso la Rsa “Camillo Lucchi” di via Zurla e la Fondazione Benefattori. Referenti sono Domenico Calzi e Antonio Macrì.
“Siamo un comitato nato spontaneamente – spiegano –. Abbiamo letto sulla stampa locale il comunicato della presidente Fbc Onlus. Innanzitutto cogliamo l’occasione per porgere le nostre condoglianze a tutte le famiglie che hanno perso i propri parenti in questa tragedia. Vogliamo precisare che non abbiamo accusato nessuno, le accuse non rientrano nelle nostre competenze. Stiamo ancora elaborando i nostri lutti e facendo delle personali considerazioni, a nostro avviso legittime per chi perde una o più persone care in circostanze come queste”.
Il Comitato è convinto che, innanzitutto, è necessario stabilire di chi si sta parlando. “I soggetti ospitati in queste strutture sono persone molto anziane che hanno dedicato la loro vita contribuendo a costruirci il mondo agiato in cui stiamo vivendo. Hanno fatto grandissimi sacrifici. Molti di loro durante l’infanzia si rubavano il cibo dal piatto e si vestivano con quello che trovavano. Erano sempre in ‘emergenza sanitaria’ e sono sopravvissuti non a una ‘battaglia’, ma alla guerra. Hanno lavorato una vita in condizioni disagiate e il loro unico pensiero era di preparare un mondo migliore per i propri figli. La tipica frase al loro ritorno la sera, ‘Se i bambini hanno mangiato posso sedermi a mangiare qualcosa anch’io’, non dobbiamo dimenticarla mai. Non erano abituati a usare le parole per indicare la giusta strada, davano semplicemente l’esempio con i fatti. Queste sono le persone che ci hanno prematuramente e ingiustamente lasciato, morte sole e disperate, senza avere vicino i propri cari”. Circostanza questa, che ha accomunato, purtroppo, tutte le famiglie che hanno perso un parente in questa pandemia. “Non hanno nemmeno potuto ricevere il giusto ultimo saluto dalla loro comunità. Sono stati tumulati di fretta. È nostro dovere e sacrosanto diritto tutelare la loro dignità e cercheremo di farlo al massimo delle nostre capacità”.
Macrì precisa che i parenti coinvolti nel gruppo non hanno alcun interesse politico e neppure la voglia di fare polemica fine a se stessa. “Da parte nostra non c’è nessuna tesi studiata a tavolino. C’è la volontà, senza vergogna, di capire la ragione della morte, i motivi per cui è successo tutto questo. Di cose poco chiare ce ne sono ed è normale cercare il confronto anche con altri parenti di deceduti”. Il dubbio è “che qualcosa non abbia funzionato”.
Un pensiero speciale i membri del Comitato verità e giustizia, lo rivolgono “ai medici e agli infermieri e/o assistenti che hanno lottato insieme ai nostri cari in prima linea, rischiando la salute, per battere lo spietato nemico invisibile. Prendiamo atto che la Procura di Cremona ha eseguito delle indagini. Non ci auguriamo certo che emergano delle responsabilità, ma se ciò avverrà, se le cose potevano obiettivamente essere fatte meglio, o se si poteva fare di più, i responsabili dovranno pagare il giusto. Sarà comunque una magra consolazione perché i nostri cari non lì avremo indietro, ma sarà comunque qualcosa”. Il Comitato s’è per ora organizzato con un gruppo Whatsapp ed è in contatto con altre realtà analoghe che stanno portando avanti la medesima “battaglia”. C’è sete di verità.