Cosmetica Italia, associazione nazionale imprese cosmetiche, esprime una profonda insoddisfazione per le decisioni annunciate il 26 aprile nel corso della conferenza stampa del primo Ministro Giuseppe Conte e connesse alla firma del Dpcm del 26 aprile.
La ventilata misura, che sbarrerebbe le porte dei saloni di acconciatura ed estetica fino al 1° giugno, avrà insostenibili conseguenze su un settore economico grande e frammentato, costituito in gran parte da piccole imprese già in ginocchio a causa del lungo periodo di chiusura obbligatoria per l’emergenza Coronavirus.
“ Come produttori di cosmetici siamo preoccupati per una decisione che avrà impatti sia sul canale distributivo di acconciatori e centri estetici sia sulla filiera produttiva, con inevitabili ricadute occupazionali. Il settore è certamente in grado di darsi ulteriori regole igienico-sanitarie rigorose, a completamento di quelle efficaci già normalmente applicate, per una ripresa rapida che coniughi attenzione alla salute e alla sicurezza degli operatori e dei clienti, richiesta di benessere dei cittadini e riduzione degli impatti sociali. Dobbiamo purtroppo considerare che nessun tavolo è stato aperto per la definizione di un protocollo sanitario condiviso finalizzato alla ripresa in sicurezza di queste attività. Confidiamo però che sia ancora possibile un ripensamento del governo e una ridefinizione delle regole a sostegno della categoria”, commenta il cremasco Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia.
Il prolungamento del lockdown fino al 1° giugno genererebbe inevitabilmente una grave crisi sociale a carico di quasi 300.000 famiglie italiane, per 90 giorni senza una fonte di reddito e senza alcuna misura di sostegno efficace. Le conseguenze saranno certamente la cessazione definitiva di oltre un terzo delle attività – fino a 50.000 negozi, con la probabile ricaduta occupazionale per oltre 100.000 addetti – con il rischio di favorire la nascita e la diffusione di lavoro nero a domicilio senza controlli né misure di sicurezza, incrementando in modo esponenziale il pericolo di contagio che le misure vorrebbero evitare.
L’attività di acconciatori e centri estetici genera un volume di affari che supera i 6 miliardi di euro e impiega oltre 263.000 addetti in 130.000 saloni. Il 90% delle 130.000 imprese è costituito da unità con due persone occupate in media, capaci di generare fatturati e margini appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio. La categoria degli acconciatori ed estetisti rappresenta (dati Unioncamere) la seconda categoria artigianale nel nostro paese. “Alla luce dei dati e delle considerazioni esposte e della natura ancora non dispositiva delle dichiarazioni del presidente Conte, chiediamo con forza la riapertura dei saloni di acconciatura e dei centri estetici con tempi e modi anticipati rispetto alle comunicazioni effettuate dal Governo, per la sopravvivenza e la salvaguardia di un settore fondamentale per l’economia e le famiglie italiane” .