Se in novembre il sindaco aveva parlato di “condizioni intollerabili”, stavolta poco ci manca: la sicurezza non è nuovamente garantita. La problematica si ripete dal maggio del 2017, quando il liquidatore della Fondazione “Charis” aveva provveduto, dopo la prima ordinanza comunale, a recintare l’area per evitare intrusioni nell’edificio, in stato di forte degrado e abbandono. Il nostro sopralluogo odierno, non può che confermare i problemi di sempre, questa volta nella parte retrostante della struttura: la modesta recinzione metallica in due casi è stata piegata e ha ceduto in un altro. Se l’accesso dei soliti ignoti è diminuito è solo perché siamo in inverno. In ogni caso il pericolo resta e le falle nella recinzione perimetrale si prestano a nuove azioni intrusive.
Sempre un paio di mesi fa Bonaldi commentava: “Siamo ampiamente sotto i minimi termini del decoro, con rifiuti, anche ingombranti, abbandonati in prossimità dell’immobile e, comunque, entro il perimetro della proprietà”. L’affermazione porta a due altre considerazioni. Innanzitutto l’espressione “ampiamente sotto i minimi termini del decoro”: gli interventi effettuati non sono riusciti a migliorare di molto le cose, quindi si è ancora sotto i “minimi termini”! Secondo: i rifiuti abbandonati ora non sono solo all’interno della zona di cantiere: sempre sul retro, in una roggia secca, è possibile, infatti, osservare una piccola “discarica” a cielo aperto: carte, cartacce, scatole, pezzi d’arredo, sacchi indifferenziati non fanno certo bella mostra di sè. Sì, aveva ragione il sindaco a dichiarare che “il liquidatore, che ha in carico il bene e tutte le responsabilità in merito al suo mantenimento in condizioni accettabili, deve intervenire senza indugio”.
Lo sottoscriviamo e vale anche per oggi. In ogni caso visitare questa zona porta sempre una grande tristezza: soldi ed energie spesi per niente, anzi per lasciare in dote alla città un ecomostro abbandonato a se stesso.