“Questa notizia che viene commentata da tutti come una ‘bomba’, in realtà è una bomba a orologeria, perché già il 26 giugno scorso Geert Van Poelvoorde, amministratore delegato di ArcelorMittal Europa, aveva comunicato che entro il 6 di settembre – data di scadenza dell’immunità legale – qualora non vi fossero stati degli interventi legislativi, ArcelorMittal sarebbe andata via dall’Italia. Successivamente a quella data il Governo è intervenuto con un decreto legge che ha avuto efficacia a partire dal 3 settembre. C’è stata continuità nell’immunità legale fino a quella data, dove il Governo è intervenuto nuovamente per modificare lo stesso decreto legge di qualche tempo prima”.
Lo ha detto al Sir Rocco Palombella, segretario generale della Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici), commentando la notizia che ArcelorMittal, il gruppo anglo-indiano che ha affittato per poi acquisire le acciaierie di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano ex Ilva, ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva spa e di alcune controllate, in base all’intesa siglata proprio un anno fa. La multinazionale, si legge in un comunicato diffuso dalla stessa, secondo i contenuti dell’accordo del 31 ottobre 2018 ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione.
Oltre al mancato scudo legale e ai provvedimenti del tribunale di Taranto, spiegano i responsabili ArcelorMittal, anche “altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto”. “Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”. Nella lettera si sottolinea, inoltre, come il contratto preveda che, “nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto”. Con effetto dal 3 novembre 2019, aggiunge ArcelorMittal, “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso”.“La drammaticità della situazione – spiega Palombella – consiste proprio nel fatto che l’Ilva di Taranto è uno stabilimento sotto sequestro e la facoltà d’uso è subordinata ad alcuni interventi che si stanno realizzando, ma questo non esime la magistratura dall’intervenire su responsabilità penali.
IL COMMENTO DI COSTALLI (MCL)
“Sull’Ilva il disastro non avrebbe potuto essere più totale: è un vero capolavoro di incompetenza, quello che abbiamo davanti agli occhi”. Questo il duro commento del presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, alla notizia che la cordata franco-indiana che ha rilevato il gruppo industriale tarantino, ha notificato ai commissari straordinari dell’Ilva la volontà di rescindere l’accordo.
Per Costalli si tratta di “una vera bomba sociale che si sta per abbattere sulla città di Taranto, e che si va a sommare all’emergenza ambientale e a quella per la salute pubblica dei cittadini. Da oggi anche con ricadute pesantissime sull’occupazione”. “Uno stato di cose inaccettabile, frutto di scelte politiche pavide e irresponsabili messe in campo non solo da questo Governo, ma anche dai precedenti. Una sommatoria di incompetenze e di veti incrociati fra Parlamento e magistratura che – sottolinea il presidente di Mcl – alla fine ha generato i suoi annunciati disastrosi effetti”.
“Una figura davvero poco edificante anche sul piano internazionale per il nostro Paese, incartato su stesso e incapace di concepire politiche di ampio respiro”, conclude Costalli.