IL CARD. BECCIU BEATIFICA PADRE ALFREDO CREMONESI [photogallery]

Sono le ore 15.49 di sabato 19 ottobre 2019. È un momento storico per la Diocesi di Crema: il cardinale Angelo Becciu ha appena letto, in latino, in una Cattedrale gremita, la Lettera Apostolica con la quale papa Francesco ha iscritto nel numero dei Beati il venerabile servo di Dio padre Alfredo Cremonesi. A 95 anni esatti dalla celebrazione della sua prima Messa e 66 anni dopo essere stato ucciso in Birmania, la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente il martirio di questo fedele e zelante missionario e gli ha donato l’onore degli altari. La sua festa si può ora celebrare ogni anno il 7 febbraio, giorno della sua nascita al cielo.

La cerimonia di Beatificazione di ieri pomeriggio è stata davvero solenne. Intensa e partecipata. Ha presieduto la celebrazione eucaristica il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante del Santo Padre. Con lui hanno concelebrato il nostro vescovo monsignor Daniele Gianotti, il vescovo birmano di Taungngu monsignor Isaac Danu, i vescovi lombardi tra cui un emozionato monsignor Oscar Cantoni (ora a Como, ma che per anni a Crema ha seguito la Causa di padre Alfedo), i vescovi di origini cremasche monsignor Franco Manenti (guida della diocesi di Sinigallia) e monsignor Rosolino Bianchetti (vescovo del Quiché in Guatemala), il sottosegretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli padre Ryszard Szmydki, il superiore generale del Pime (l’Istituto missionario di padre Alfredo) padre Ferruccio Brambillasca e praticamente tutti i sacerdoti cremaschi. 

Assenti per vari motivi, ma presenti con lo spirito o tramite messaggi, gli altri vescovi cremaschi monsignor Franco Croci e monsignor Carlo Ghidelli e, dalla missione in Uruguay, don Federico Bragonzi con il vescovo di San Josè de Mayo monsignor Arturo Fajardo.

Animata dalla Polifonica Francesco Cavalli della Cattedrale di Crema e dal Coro  Armonia di Credera-Moscazzano – diretti dal maestro Alberto Dossena con Luca Tommaseo all’organo e Giovanni Grandi alla tromba – la santa Messa è iniziata con l’ingresso in processione del cardinale e dei concelebranti. Dopo i riti di introduzione, il saluto di Sua Eminenza, che ha ringraziato tutte le autorità religiose, civili e i fedeli per la bella partecipazione alla cerimonia. Ha rivolto anche un saluto particolare agli ammalati e a quanti hanno seguito la Messa via radio o televisione.

Dopo l’atto penitenziale, il rito della Beatificazione. I Vescovi di Crema e di Taungngu hanno domandato al cardinale di iscrivere Alfredo Cremonesi nel numero dei Beati: le due diocesi, questa la preghiera, “umilmente chiedono al Sommo Pontefice Francesco di voler iscrivere nel numero dei Beati il venerabile Servo di Dio Alfredo Cremonesi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere”.

La postulatrice della Causa, dottoressa Francesca Consolini, ha poi letto il profilo biografico del missionario martire. Quindi, il diacono ha annunciato la lettura della Lettera Apostolica del Papa che, come detto all’inizio, il cardinale Becciu ha letto. Subito dopo è stata scoperta – tra gli applausi – l’immagine del beato Alfredo Cremonesi ed è stata portata processionalmente una sua reliquia, collocata in presbiterio e adornata di ceri e fiori. Il coro e l’assemblea hanno cantato l’Inno in onore del nuovo Beato, poi il cardinale Becciu ha incensato la reliquia.

Monsignor Gianotti e monsignor Danu hanno ringraziato il Sommo Pontefice per la proclamazione del Beato. “La Chiesa che è in Crema e la Chiesa che è in Taungngu, unitamente agli innumerevoli devoti del nuovo beato, grati e riconoscenti al successore dell’apostolo Pietro, il papa Francesco, rendono grazie al Padre di Gesù e Padre nostro, al Dio tre volte santo e innalzano l’inno di lode per aver proclamato beato il venerabile Servo di Dio Alfredo Cremonesi”.

I due vescovi e i superiore del Pime, infine, hanno scambiato l’abbraccio di pace con il rappresentante del Papa che ha consegnato loro e alla postulatrice copia della Lettera Apostolica.

Terminato così il rito di Beatificazione, la Messa è proseguita con il canto del Gloria e la Liturgia della Parola: la prima lettura tratta dal Libro del profeta Isaia (“Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”, 52,7-10), il canto del Salmo 95 (“Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore”), la seconda lettura dalla Prima lettera di San Pietro apostolo (“Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi” 3,14-17) e, infine, il brano del Vangelo di Giovanni (10,11-16) con la parabola del Buon Pastore che dà la propria vita per le pecore.

Il cardinale ha quindi tenuto l’omelia (che proponiamo integralmente a pagina 8-9). Nel tratteggiare la straordinarietà della figura e della personalità di padre Alfredo, ne ha ricordato il coraggio nel lasciare la sua terra “per servire la causa del Vangelo in terra di missione, offrendo il proprio contributo, fino all’effusione del sangue, perché la Buona Novella giungesse nella lontana Birmania. Nelle sue sofferenze e nella sua eroica morte, egli ha reso la suprema testimonianza a Cristo portando a compimento l’imitazione del divino Maestro. In questa solenne assemblea liturgica, alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale e addirittura nella medesima data in cui padre Cremonesi celebrò la sua prima Messa in terra cremasca, la Chiesa ne proclama la santità e lo venera come martire per aver donato la sua vita a motivo della sua opera di evangelizzazione”.

Come lui – alla luce anche di quanto papa Francesco afferma nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale – “ogni battezzato è chiamato a ravvivare la propria coscienza missionaria” e, sull’esempio del beato martire, “a sentirsi sollecitato dalla propria vocazione alla santità”.

Di padre Alfredo il cardinale Becciu ha rilevato “la donazione senza limiti, la carità verso il prossimo, la profonda fede e lo stile della povertà”. Il suo martirio, collocato nel contesto storico-politico della Birmania (oggi Myanmar) è come il chicco della parabola evangelica: “La morte del seme è principio di vita nuova, è simbolo della vita donata, ‘perduta’ per amore di Dio e dei fratelli, secondo la logica dell’amore. Così, la morte del martire si fa vita e arricchimento spirituale per la Chiesa. In questa prospettiva – ha sottolineato Sua Eminenza – la Beatificazione di padre Cremonesi è un incoraggiamento per la Chiesa in Myanmar a proseguire nell’impegno di favorire il superamento delle ferite spirituali e morali, portando la medicina risanante della misericordia di Dio tra la popolazione che ha sofferto a causa dei conflitti e della repressione, e che sta faticosamente percorrendo la strada della libertà, della giustizia e della pace”.

L’esempio di padre Alfredo, ha concluso l’omelia, “ricorda a tutti noi che il futuro delle nostre comunità e delle nazioni non sarà di chi diffonte odio e violenza, ma di chi semina fraternità, accoglienza e condivisione”. Il cardinale ha terminato pregando il beato Alfredo Cremonesi anche per la liberazione di padre Gigi Maccalli.

Dopo la Comunione, gli interventi di ringraziamento (che proponiamo qui a fianco).

Dopo la solenne benedizione, il cardinale e i vescovi hanno lasciato la Cattedrale e si sono recati nella chiesa di San Bernardino per salutare i fedeli che da lì hanno seguito la celebrazione.

di GIAMBA LONGARI