Il commento al Vangelo di domani, domenica 22 settembre

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Di seguito proponiamo il passo del Vangelo di domani, domenica 22 settembre e il relativo commento.

VANGELO: Lc 16,10-13 (forma breve)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

IL COMMENTO AL VANGELO

“Volge il mio cuore alle tue parole”. Così abbiamo appena pregato nella liturgia. Allora chiediamo davvero che lo Spirito possa aprire il nostro cuore alla comprensione della Parola di Dio.
Il Vangelo di Luca di questa domenica, XXV del tempo ordinario, viene solitamente letto come la parabola dell’amministratore disonesto. Si parla spesso di disonestà in questa parabola, ma credo che Gesù soprattutto ci vuole portare a scegliere che cosa nella vita conta o non conta. Da quando è accaduto il mistero dell’incarnazione, da quando Gesù si è incarnato nella storia, da quando Dio ha preso una forma umana, la vita ha preso un corso diverso: nella vita è entrata la pienezza dell’amore; allora l’uomo deve scegliere tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra la vita o la morte. Quindi Gesù ci impone una scelta: Cristo o Erode? Dio o Satana? Dio o Mammona? La piccolezza o la grandezza? La grotta di Betlemme o la reggia di Erode? “E Dio aspetta che rispondiamo con i fatti ai suoi ammonimenti”, dice la regola di S. Benedetto. Quindi i fatti ci portano a essere figli della luce o figli delle tenebre; e i figli della luce si riconoscono proprio nelle piccole cose.
Un uomo, una donna li si riconosce dai particolari, li si riconosce da come l’umiltà, che è la pienezza di Dio, il vestito di Dio, avvolge tutta la loro persona. Perché scrivo questo? Perché S. Benedetto dice che al dodicesimo grado dell’umiltà l’uomo perviene a quella compiutezza per cui il suo parlare, il suo agire, il suo guardare, il suo muoversi è tutto impregnato di Dio. E questo lo si vede proprio nelle piccole cose che il Vangelo oggi ci richiama. Il Signore dice che chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto; chi è disonesto anche in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Il Signore ci aiuta a guardare alla piccolezza, ma come a una forma di grande dignità e rettitudine della persona.
Il Vangelo è pieno di piccole cose: un bimbo in una grotta, Maria che con piccoli gesti lo avvolge, lo ama, lo allatta; pensiamo all’unzione di Betania, a tutto l’olio versato su Gesù e cosa ha portato a questo gesto; pensiamo all’obolo della vedova, a tanti gesti di uomini e donne povere della Cananea, a Bartimeo che hanno davvero cercato attraverso piccoli gesti di dire tutto il loro bisogno di Dio.
L’uomo dice la sua storia nei particolari: da come uno apparecchia la tavola si comprende l’importanza degli invitati; da come mette i piatti, la tovaglia, il fiore, i tovaglioli fa comprendere se l’altro è una persona, è una presenza, è atteso oppure no. E poi pensiamo all’Eucarestia: una piccola ostia bianca, fragilissima, contiene Dio. Dio nelle piccole cose. Allora questo Vangelo è un grande richiamo all’amore declinato nella fedeltà e nell’onestà, nelle piccole cose quotidiane, con l’attenzione ai particolari e a far felice l’altro. È un Vangelo che ti chiede di tornare all’essenziale e di mettere la persona al primo posto. Perché in fondo, l’amministratore del Vangelo è stato rivalutato dal Signore non tanto perché ha dimezzato i conti, ma soprattutto perché ha compiuto comunque un atto di carità e di onestà nei confronti dei suoi fratelli. È il bicchiere d’acqua che ci porterà in cielo, la carità che copre una moltitudine di peccati.
Allora abbiamo oggi un Vangelo che ci richiama all’essenziale, è un Vangelo che ci dice che non si può evangelizzare solo con i grandi piani pastorali, con le grandi raccolte di persone. Abbiamo bisogno di andare alle persone a tu per tu, cuore a cuore; bisogna recuperare i fratelli partendo dalle piccole cose e dalle situazioni che loro vivono, dalle parole, dal riconoscere l’altro, dagli affetti, da gesti semplici ma essenziali. Gesù metteva ogni cura nelle piccole cose, non si lasciava sfuggire nulla. Provate pensare a Gesù, alle sue mani, al suo toccare la persona, al suo sguardo, al suo camminare in mezzo alla gente. È un Vangelo alla portata di tutti.
Il mondo non è tenuto in piedi da grandi uomini, il mondo è portato avanti dall’offerta di tante, umili persone che tutti i giorni iniziano su se stessi a lavorare, iniziano a cambiare, iniziano a consegnare tutto quello che hanno perché l’altro ci sia. Se l’umanità è ancora in piedi è perché ci sono ancora uomini e donne semplici che si lasciano investire dalla piccolezza di Dio, che si lasciano guidare dalla parola di Dio e che compiendo, giorno dopo giorno, piccoli gesti santificano la storia. Amen

Madre Maria Emmanuel Corradini, OSB
Badessa Monastero Benedettino San Raimondo – Piacenza