ITINENARI DELLO SPIRITO/6 – La Madonna della Neve, un centro di preghiera per l’intero Franciacorta e non solo

La Madonna della Neve
Siamo nel cuore della Franciacorta, terra di vini eccellenti. Anche in questo splendido angolo d’Italia, cinque secoli fa, la Madonna è apparsa a un umile bambino, guarendolo e chiedendo a lui e agli abitanti del paese di Adro di “cambiare vita”.
Tutto ciò testimoniato ancora oggi dal bel santuario della Madonna della Neve, affidato ai padri Carmelitano Scalzi che gestiscono in loco una grande scuola paritaria cui fanno riferimento centinaia di famiglie del territorio.
Siamo venuti qui per onorare la Madonna, ma anche santa Teresa d’Avila, dei Carmelitani Scalzi, di cui ricorre quest’anno il quinto centenario della nascita. I frati hanno preparato ovviamente importanti iniziative di preghiera.
La classica festa del santuario di Adro è il 5 agosto. In quell’occasione, se per i paesi vicini la partecipazione è come un dovere a cui nessuno si sottrae, arrivano in pellegrinaggio al Santuario, fedeli di ogni parte dell’Italia del nord. Anche durante l’anno la Madonna della Neve è mèta di numerosi pellegrinaggi (anche a piedi) di fedeli provenienti dalle province vicine, in particolare da Brescia, Bergamo, Como, Varese, Milano, Cremona, Mantova e Verona. Un rito a cui tutti tengono è lo scendere in cripta “a vedere la Madonna”.
Nella domenica in cui anche noi ci siamo recati al santuario era in corso un grande pellegrinaggio proveniente da tutte le zone limitrofe: alcune persone avevano percorso a piedi anche una trentina di chilometri.

L’apparizione

Il santuario è sorto in seguito all’apparizione della Madonna a un pastorello sordomuto l’8 luglio 1519.
A fianco dell’altare maggiore, vediamo ancora oggi un affresco che raffigura l’evento: la Madonna vestita di un manto bianco con disegni a broccato, tiene in braccio il Bambino Gesù e si rivolge – tendendo la mano – al pastorello rapito in estasi fra le sue pecore. Un dolce dipinto popolare. È databile al XVI secolo e quindi molto vicino all’evento. Era certamente parte del precedente santuario. Sotto l’affresco leggiamo una epigrafe dei primi del 600 che recita: “Hoc in loco apparuit virgo gloriosa in vestibus albis cuidam puro (puero) filio q[ondam]Martini Comini Baioni de Adro, nomine Baptista, die Veneris octavo mensis iulii 1519” (In questo luogo apparve la Vergine gloriosa in bianche vesti a un fanciullo figlio del fu Martino di Comino Baglioni d’Adro, di nome Battista, nel giorno di venerdì, ottavo del mese di luglio dell’anno 1519).
Battista si chiamava dunque il ragazzo sordomuto e abitava ad Adro. Conduceva, come di solito, le pecore al pascolo in una località chiamata “La cava”, una semplice cava di sabbia.
L’8 luglio 1519 (siamo in momenti di grandi turbolenze politico sociali), gli apparve la Madonna vestita di bianco con in braccio il Bambino Gesù. Dopo un primo momento di sorpresa, la Madonna guarì il ragazzo dal suo handicap e gli diede un messaggio da portare ai suoi compaesani: “Va a dire a quelli di Adro che dove tu mi vedi sia costruita una chiesa; che santifichino le feste; che non bestemmino più il nome santo di Dio e si astengano dagli altri peccati. Se non mi ascolteranno, si aspettino grandi castighi. Se ti domandano chi ti ha parlato, di’ loro che è stata l’Avvocata dei peccatori.”
Troviamo anche qui le caratteristiche comuni a tantissime apparizioni della Madonna. Innanzitutto la Vergine interviene in momenti difficili per la popolazione, la beneficiata dalla Madonna è sempre una persona umile e sofferente (nel nostro caso un bambino sordomuto, ma possiamo ricordare anche l’Apparizione a Caravaggio e quelle di Lourdes e Fatima), il messaggio è ogni volta quello della conversione, accompagnata dall’invito di costruire un santuario. Quest’ultimo ovviamente resterà come segno perenne dell’apparizione di Maria e come invito alla conversione. Possiamo dire che oggi i santuari sono davvero centri che attirano e stimolano folle di credenti, dove avvengono non tanto miracoli corporali quanto spirituali. Un fenomeno che anche papa Francesco ha sottolineato nella sua Evangelii Gaudium. Insomma da non sottovalutare e soprattutto da non guardare con sufficienza razionalistica.
scurolo

Il Santuario

Gli abitanti di Adro diedero subito ascolto al piccolo Giuseppe, se non altro per il fatto che aveva miracolosamente riottenuto l’udito ed era in grado di parlare, nonostante non avesse mai potuto imparare una lingua.
Si iniziò dunque subito la costruzione di un santuario che nel giro di un anno era già pronto. Si trattava di una semplice chiesa rettangolare della quale l’affresco che troviamo oggi alla destra del presbiterio era probabilmente nell’abside. Il santuario fu visitato da San Carlo Borromeo nel 1581.
Divenuto troppo piccolo per l’affluenza dei pellegrini, nel 1750 fu demolito per far posto a quello attuale. A disegnarlo fu chiamato l’architetto Gaspare Turbini. I lavori durarono qualche anno (con la gente del luogo che offerse la propria manodopera gratuita) e finalmente venne inaugurato nel 1776.
È quello che accoglie ancora noi oggi: con pianta a croce greca, un grande e bella cupola centrale, lo scurolo dell’Apparizione e gli altari laterali. La chiesa si affaccia su un grande piazzale che raccoglie i pellegrini. Semplice e solenne la facciata di stile neoclassico bresciano. Il santuario è affiancato da edifici di accoglienza e dai grandi plessi dell’Istituto scolastico.
Lungo i secoli, restando proprietà del Comune, il santuario andò via via degradando. Poi, all’inizio dell’800, divenne proprietà della parrocchia.
Ma il vero rilancio è iniziato non appena ebbe un’appropriata assistenza con lo stabilirsi dei Carmelitani di Santa Teresa, che costruirono il convento qui accanto con il loro seminario.
Sotto il profilo architettonico il santuario è veramente pregevole. A destra dell’ingresso la cappella è dedicata a San Carlo, a ricordo della sua visita del 1581, quand’era arcivescovo di Milano. Il dipinto sopra l’altare rappresenta La Madonna con Bambino, san Giuseppe, sant’Anna e san Carlo Borromeo. È del pittore Giuseppe Teosa di Chiari (1760-1848).
Più importante, dal punto di vista artistico, la cappella del braccio di fronte dedicata a San Francesco di Paola. Nella nicchia sopra l’altare il gruppo ligneo di San Francesco di Paola con un ammalato e un carcerato realizzato dalla bottega dei Fantoni. Era stato commissionato dal rettore don Stefano Ranieri nel 1737 ancora per il vecchio santuario: il gruppo è stato riposizionato in modo eccellente nel nuovo. In questa cappella i Carmelitani hanno posto le immagini di tre grandi santi del loro ordine: Santa Teresa del Bambin Gesù, in un’urna sotto l’altare, San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila.
Il presbiterio e la relativa cappella absidale sono stati realizzati successivamente. Nell’ancona posta sul fondo dell’abside, in una sontuosa cornice a stucco, la pala con l’Apparizione della Madonna. È attribuita a Grazio Cossalli, pittore di Orzinuovi (1563-1629). Guardando le date della sua vita si comprende subito che la tela è stata eseguita per il precedente santuario.

La cripta

Ma il punto centrale d’attrazione del santuario (dopo l’Eucarestia ovviamente) è la cripta posta sotto l’altare maggiore, raggiungibile con tre scale, due ai lati e una più ampia al centro.
Dietro la cancellata, sullo sfondo di un paesaggio collinare della Franciacorta disegnato a mosaico (1950), le due statue della Madonna e del piccolo Battista tra le sue pecore.
La Madonna attuale in legno dorato è dello scultore Posa di Brescia e sostituisce dal 1949 la “statua vestita” del Fantoni. Fu visitata da Giovanni XXIII e Paolo VI quand’erano cardinali. La Madonna è stata solennemente incoronata dal vescovo di Brescia mons. Giacinto Tredici nel 1950.

Madonna della neve

Resta da sciogliere ancora un enigma. Per quale motivo il santuario di Adro è chiamato Madonna della Neve? Cosa c’entra, appunto, la neve? All’origine infatti era stato titolato Madonna della cava.
Quando il Concilio di Trento ha invitato a collegare tra loro le tantissime feste dei santuari italiani, quello di Adro stabilì una sorta di “gemellaggio” con la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, chiamata appunto Maria ad Nives a ricordo di una straordinaria nevicata avvenuta nella città dei papi il 5 agosto. Da questo stretto rapporto, il nome della basilica romana passò anche al santuario di Adro.