Oggi ci portiamo sul lago di Garda, per una visita-pellegrinaggio alla Madonna del Frassino, nei pressi di Peschiera, in provincia di Verona. La Vergine di quel santuario è stata incoronata Regina del Lago di Garda e ogni anno, la terza domenica di settembre, si benedice il Benaco con l’immagine della Madonna dal porto di uno dei Comuni che vi si specchiano. Un santuario importante dunque, ma anche molto bello che merita una nostra visita per incontrare e pregare Maria.
La storia
Le apparizioni della Madonna avvengono sempre in momenti difficili, a protezione dei poveri di Dio (basti pensare a quella di Fatima). Così qui nella cittadella di Peschiera che nel XVI secolo faceva parte della Serenissima Repubblica Veneta.
La posizione della città ne ha fatto sempre un crocevia strategico tra Veneto e Lombardia. È stata quindi sempre contesa tra diversi eserciti. Un po’ come Crema che era posta sul confine della Serenissima.
Nel 1508 Austria, Francia e Spagna si allearono per bloccare l’espansionismo della Repubblica di Venezia, che intendeva portare i propri confini fino all’Adda a scapito del ducato di Milano. Nel 1509 le truppe francesi alleate dei milanesi e comandate dal re Luigi XII, con la famosa battaglia di Agnadello, passarono il fiume, conquistarono Crema e poi arrivarono fino a Peschiera, ultimo baluardo della Serenissima. I difensori resistettero, ma poi furono costretti a cedere: l’intera guarnigione venne annientata, fino all’ultimo uomo. Alla strage si aggiunse la peste e un furioso terremoto.
La posizione della città ne ha fatto sempre un crocevia strategico tra Veneto e Lombardia. È stata quindi sempre contesa tra diversi eserciti. Un po’ come Crema che era posta sul confine della Serenissima.
Nel 1508 Austria, Francia e Spagna si allearono per bloccare l’espansionismo della Repubblica di Venezia, che intendeva portare i propri confini fino all’Adda a scapito del ducato di Milano. Nel 1509 le truppe francesi alleate dei milanesi e comandate dal re Luigi XII, con la famosa battaglia di Agnadello, passarono il fiume, conquistarono Crema e poi arrivarono fino a Peschiera, ultimo baluardo della Serenissima. I difensori resistettero, ma poi furono costretti a cedere: l’intera guarnigione venne annientata, fino all’ultimo uomo. Alla strage si aggiunse la peste e un furioso terremoto.
L’apparizione
È in questa drammatica situazione che la Madonna, consolatrice degli afflitti, ha risposto alle invocazioni dei suoi fedeli.
“L’11 maggio dell’anno 1510 – scrive p. Bartolomeo Spiciani – mentre un contadino stava in campagna nella contrada della Pigna ad acconciar le viti, scorgendo quivi poco lontano uno spaventoso serpe, restò per timore, come privo di sensi. Onde alzando gli occhi al cielo, e alla Vergine Santissima sua Avvocata raccomandandosi, vide quivi fra le verdeggianti fronde di un Frassine la di lei figura; avanti la quale genuflesso, scacciato ogni timore, anzi pieno di gran consolazione rese le dovute grazie, si levò in piedi, e fatto ardito, ed accostatosi al Frassine, stese la mano, la levò di quivi, e tutto giubilante, se la portò a casa, e fattala vedere ai suoi domestici, la pose sotto chiave in una cassa, volendo egli solo essere il custode del acquistato Tesoro”. Ma la piccola statua della Madonna ritornò sulla pianta del frassino.
Nei chiostri del convento annesso al santuario viene narrata, su alcune tavolette, la storia dell’apparizione, i tentativi di portare via dal frassino la statua della Madonna e il suo ritorno miracoloso in loco.
Sindaco e consiglieri della città, decisero alla fine di trasportare la statuetta della Madonna in solenne processione nella chiesa della Disciplina per essere custodita. Grande fu l’entusiasmo del popolo. Ma, un giorno, il custode aprì il tabernacolo dov’era custodita la sacra immagine, e non la trovò. Era ritornata ancora sulla pianta.
La gente costruì allora, vicino al frassino, una cappelletta che poi, con il permesso di papa Leone X, divenne il santuario di oggi. Nel corridoio d’ingresso ai due chiostri del convento è conservato ancora oggi un resto del frassino su cui apparve la Madonna. Il santuario venne sempre officiato dai francescani, oggi è affidato ai Frati Minori.
“L’11 maggio dell’anno 1510 – scrive p. Bartolomeo Spiciani – mentre un contadino stava in campagna nella contrada della Pigna ad acconciar le viti, scorgendo quivi poco lontano uno spaventoso serpe, restò per timore, come privo di sensi. Onde alzando gli occhi al cielo, e alla Vergine Santissima sua Avvocata raccomandandosi, vide quivi fra le verdeggianti fronde di un Frassine la di lei figura; avanti la quale genuflesso, scacciato ogni timore, anzi pieno di gran consolazione rese le dovute grazie, si levò in piedi, e fatto ardito, ed accostatosi al Frassine, stese la mano, la levò di quivi, e tutto giubilante, se la portò a casa, e fattala vedere ai suoi domestici, la pose sotto chiave in una cassa, volendo egli solo essere il custode del acquistato Tesoro”. Ma la piccola statua della Madonna ritornò sulla pianta del frassino.
Nei chiostri del convento annesso al santuario viene narrata, su alcune tavolette, la storia dell’apparizione, i tentativi di portare via dal frassino la statua della Madonna e il suo ritorno miracoloso in loco.
Sindaco e consiglieri della città, decisero alla fine di trasportare la statuetta della Madonna in solenne processione nella chiesa della Disciplina per essere custodita. Grande fu l’entusiasmo del popolo. Ma, un giorno, il custode aprì il tabernacolo dov’era custodita la sacra immagine, e non la trovò. Era ritornata ancora sulla pianta.
La gente costruì allora, vicino al frassino, una cappelletta che poi, con il permesso di papa Leone X, divenne il santuario di oggi. Nel corridoio d’ingresso ai due chiostri del convento è conservato ancora oggi un resto del frassino su cui apparve la Madonna. Il santuario venne sempre officiato dai francescani, oggi è affidato ai Frati Minori.
La visita
La prima pietra del nostro santuario fu posta il 10 settembre 1511, presente il Capitano Roberto Stuart, Comandante delle truppe francesi a Peschiera. La chiesa, legata alle sorti di Peschiera, andò soggetta a frequenti devastazioni e rovine. Fu sempre restaurata con sollecitudine e amore, fino all’ intervento del 1996-1998 che ha ripristinato lo splendore del primo ’600.
Arrivando al santuario, si entra nel grande piazzale antistante, porticato sui lati laterali. Si riconosce subito l’inconfondibile facciata a capanna, con rosoncino centrale e protiro a tre archi. Il tutto molto elegante. Sopra, il portalino d’ingresso, un lunotto nel quale è raffigurata la Madonna del Frassino con Gesù bambino in braccio, affiancata dai santi Francesco e Bonaventura (alla sua destra), Antonio e Bernardino (alla sua sinistra) e proclamata Maria Mater Gratiae Mater Misericordiae (Maria Madre di Grazia, Madre di misericordia).
L’interno è costituito da un’unica elegante navata, con 8 altari laterali e da due cappelle (del SS.mo Sacramento e dell’Apparizione). Tutte le pareti sono coperte di meravigliosi stucchi dorati.
Il presbiterio presenta quattro affreschi, attribuiti al Muttoni il giovane. Esaltano l’amore dei Santi francescani Antonio, Chiara, Bonaventura e Scoto verso l’Eucarestia.
Pittori di grande prestigio hanno dipinto le tele degli altari laterali, tra gli altri si annoverano Zeno da Verona, Paolo Farinati, Francesco Astolfi, P. Giovanni Simbenati.
Al lato sinistro del santuario sorge la cappella penitenziale. Di una sobria modernità, fu inaugurata nel 1969.
Arrivando al santuario, si entra nel grande piazzale antistante, porticato sui lati laterali. Si riconosce subito l’inconfondibile facciata a capanna, con rosoncino centrale e protiro a tre archi. Il tutto molto elegante. Sopra, il portalino d’ingresso, un lunotto nel quale è raffigurata la Madonna del Frassino con Gesù bambino in braccio, affiancata dai santi Francesco e Bonaventura (alla sua destra), Antonio e Bernardino (alla sua sinistra) e proclamata Maria Mater Gratiae Mater Misericordiae (Maria Madre di Grazia, Madre di misericordia).
L’interno è costituito da un’unica elegante navata, con 8 altari laterali e da due cappelle (del SS.mo Sacramento e dell’Apparizione). Tutte le pareti sono coperte di meravigliosi stucchi dorati.
Il presbiterio presenta quattro affreschi, attribuiti al Muttoni il giovane. Esaltano l’amore dei Santi francescani Antonio, Chiara, Bonaventura e Scoto verso l’Eucarestia.
Pittori di grande prestigio hanno dipinto le tele degli altari laterali, tra gli altri si annoverano Zeno da Verona, Paolo Farinati, Francesco Astolfi, P. Giovanni Simbenati.
Al lato sinistro del santuario sorge la cappella penitenziale. Di una sobria modernità, fu inaugurata nel 1969.
Ma la nostra visita punta soprattutto alla cappella della Madonna, posta a destra della navata, protetta da un cancello di ferro battuto. È il cuore del santuario perché è conservata, in un tabernacolo in marmo sopra l’altare, la piccola statua in terracotta della Madonna miracolosa che reca in braccio Gesù bambino. Sopra l’altare una tela del Farinati raffigurante Il Padre Eterno tra una corona di angeli e San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio Abate.
Sempre in questa cappella è presente l’affresco de La Madonna del Frassino con Sant’Antonio Abate, risalente al XVI secolo e l’affresco de La Madonna col Bambino in trono e San Bernardino da Siena, attribuito a Domenico Morone.
La cappella è sempre molto frequentata da fedeli in preghiera. Se si esce dalla porta posteriore si accede alla stanza delle luci, dove è possibile accendere un cero votivo.
Uscendo dalla stanza delle luci ci si trova subito nel primo chiostro del piccolo convento francescano, costruito con il placet di papa Leone X nel 1618. È costituito da due semplici chiostri di carattere cinquecentesco.
Ma si può accedere ai chiostri anche da un corridoio d’ingresso esterno al santuario, dopo aver oltrepassato un piccolo suggestivo cimitero francescano, segnato da cipressi. Prima di raggiungere il portalino d’ingresso, a sinistra, in una sorta di nicchia, troviamo un resto della pianta di frassino sulla quale è apparsa la Madonna l’11 maggio 1510. Vi è scritto: “Qui una effigie apparve di Maria e scelse un verde frassino per trono”.
Entriamo in convento; sul portalino il motto francescano: “O beata solitudo o sola beatitudo (O beata solitudine o sola beatitudine), sormontato dal simbolo dei figli di Francesco: due braccia incrociate (quella del Cristo e quella del santo) sotto una croce”.
Sempre in questa cappella è presente l’affresco de La Madonna del Frassino con Sant’Antonio Abate, risalente al XVI secolo e l’affresco de La Madonna col Bambino in trono e San Bernardino da Siena, attribuito a Domenico Morone.
La cappella è sempre molto frequentata da fedeli in preghiera. Se si esce dalla porta posteriore si accede alla stanza delle luci, dove è possibile accendere un cero votivo.
Uscendo dalla stanza delle luci ci si trova subito nel primo chiostro del piccolo convento francescano, costruito con il placet di papa Leone X nel 1618. È costituito da due semplici chiostri di carattere cinquecentesco.
Ma si può accedere ai chiostri anche da un corridoio d’ingresso esterno al santuario, dopo aver oltrepassato un piccolo suggestivo cimitero francescano, segnato da cipressi. Prima di raggiungere il portalino d’ingresso, a sinistra, in una sorta di nicchia, troviamo un resto della pianta di frassino sulla quale è apparsa la Madonna l’11 maggio 1510. Vi è scritto: “Qui una effigie apparve di Maria e scelse un verde frassino per trono”.
Entriamo in convento; sul portalino il motto francescano: “O beata solitudo o sola beatitudo (O beata solitudine o sola beatitudine), sormontato dal simbolo dei figli di Francesco: due braccia incrociate (quella del Cristo e quella del santo) sotto una croce”.

Molto interessanti i due chiostri. Il primo è detto Chiostro degli uccelli per un’uccelliera posta al centro. Nelle ventiquattro lunette del portico, possiamo ammirare altrettante scene della vita di San Francesco d’Assisi. Nel chiostro inoltre troviamo una serie di opere del pittore Salesio Pegrassi che raffigurano le vicende storiche del santuario e una serie di ex voto.
Il secondo chiostro, al centro del quale si conserva una vasca con tartarughe e pesci rossi e una statua di sant’Antonio, presenta altrettante 24 scene della vita appunto di sant’Antonio da Padova.
Il secondo chiostro, al centro del quale si conserva una vasca con tartarughe e pesci rossi e una statua di sant’Antonio, presenta altrettante 24 scene della vita appunto di sant’Antonio da Padova.

Ambedue i cicli sono attribuiti al Muttoni il giovane e datati 1653. Molto popolare la narrazione, con numerosi particolari e anche con raffigurazioni curiose. Il tutto ricco di fresca religiosità. Piacevole comunque all’occhio del pellegrino. In una saletta appartata si vedono anche alcuni diorami della vita di Gesù.
Torniamo nel grande piazzale porticato. Per curiosare tra le lapidi appese al portico sud che ricordano visite illustri al santuario. Tra le altre, quelle del card. Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni.