CREMA – Intervista esclusiva a Milvia Bollati, sabato ospite della rassegna “Storici dell’arte a Palazzo Vescovile”

Sabato 16 febbraio 2019 alle ore 16,30 si terrà il secondo appuntamento invernale della rassegna Storici dell’arte in Palazzo Vescovile organizzata dalla Libreria Cremasca. Ospite sarà la storica dell’arte Milvia Bollati, autrice del volume Francesco e la croce di S. Damiano, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2016 che intervistiamo in esclusiva.

Cosa l’ha spinta a occuparsi di questa tavola?
È una delle immagini più note e replicate del Cristo crocefisso, anche se la sua fortuna è piuttosto recente, a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento ed è legata al celebre episodio del colloquio di Francesco in San Damiano ad Assisi. Si potrebbe parlare per la Croce di San Damiano quasi di una reliquia e proprio questa sua particolarità ne ha garantito la conservazione fino a oggi. Tante letture, tanti libri ma ancora tante domande sul significato di questa immagine soprattutto per Francesco e poi dopo Francesco hanno spinto anche me a guardare e a “leggere” questa croce.

Cosa ci raccontano le fonti francescane in relazione al miracolo della Croce di San Damiano che parla a Francesco?
Le fonti agiografiche su san Francesco sono ricchissime e non sempre concordi. È una scrittura e riscrittura continua che cerca di volta in volta di avvicinarsi a Francesco. Così è anche per l’episodio del Crocifisso che ha parlato a Francesco in una chiesetta poco fuori le mura di Assisi, la chiesetta di San Damiano appunto. La prima menzione di questo incontro è nella Leggenda dei tre compagni. È un vero punto di svolta nella vita di quel giovane di Assisi.

Cosa raffigura il dipinto?
Sinteticamente potrei rispondere la passione di Gesù come narrata nel Vangelo secondo san Giovanni.

Dal punto di vista della storia dell’arte, di che oggetto si tratta? Quali le datazioni e le attribuzioni? Lei propone un bellissimo confronto con la Croce già in San Paolo all’Orto a Pisa e ora al Museo Nazionale di San Matteo nella stessa città. Che elementi ci fornisce riguardo alla datazione?
Non è possibile purtroppo avanzare ipotesi di attribuzione per la Croce di San Damiano per la dispersione di gran parte della coeva produzione dipinta su tavola. Anche la datazione è tuttora incerta e oscilla tra il 1150 circa e il 1180. Si tratta comunque di un’opera di un maestro certamente umbro come hanno confermato anche le legende in volgare, che accompagnano le singole figure e che sono ancora oggi perfettamente leggibili. L’affinità stilistica, davvero sorprendente, con la Croce già in San Paolo all’orto a Pisa potrebbe suggerire una datazione precoce, intorno alla metà del secolo.

Il dipinto raffigura Gesù secondo l’iconografia del Christus triumphans (cioè vivo con gli occhi aperti) allora prevalente. Come avviene il passaggio all’iconografia del Christus patiens (o meglio, come lei spiega, passus, cioè morto con gli occhi chiusi) a cui oggi siamo abituati?
“Le due iconografie hanno convissuto per secoli, ma a partire dal XIII secolo le immagini del Cristo trionfante si fanno sempre più rare finché si impone un’immagine ‘altra’ quello del Cristo sofferente o meglio passus. Ho cercato di indagarne i motivi che a mio avviso sono da ricercare nel mutamento della sensibilità e della spiritualità nei decenni che seguono la morte di Francesco. L’accento si sposta sull’umanità sofferente del Cristo che connota gran parte della devozione nei secoli tardi del medioevo e alla quale hanno dato voce pittori come Giunta Pisano, Cimabue e Giotto”.

Qual era il pensiero di Francesco riguardo le chiese, le suppellettili liturgiche e le immagini?
Potrà forse sorprendere, ma l’attenzione di Francesco non era tanto per le immagini, ma piuttosto per gli arredi sacri e per il decoro delle chiese. Abbiamo molti riferimenti in proposito nelle fonti agiografiche. L’immagine come espressione della devozione e invito alla preghiera appartiene più al francescanesimo.