INCONTRO TRA PONTEFICE E CORPO DIPLOMATICO: Vari i temi affrontati tra cui un’analisi del populismo e dei nazionalismi

Pontefice
Papa Francesco ha svolto una lucida analisi nel sesto discorso al Corpo diplomatico nella Sala Regia. Il Pontefice ha parlato di populismo e nazionalismi definendoli come due pulsioni che hanno minato  la Società delle Nazioni e che riappaiono oggi, indebolendo il multilateralismo da essa inaugurato un secolo fa e gettando la politica in una “crisi di credibilità”.

AL FIANCO DI CHI ABBANDONA LA PROPRIA PATRIA

Nella parte centrale del discorso, come nei precedenti, Francesco ha richiamato ancora una volta l’attenzione dei governi affinché si presti aiuto “a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e di persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici, e affinché si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza”.

ATTENZIONE ALLE PULSIONI

“Il riapparire oggi di populismo e nazionalismi sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con l’esito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilità della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri più vulnerabili della famiglia delle nazioni”. Così il Papa mette in guardia dai due ‘ismi’ tornati in auge sullo scacchiere geopolitico. Premessa, invece, indispensabile del successo della diplomazia multilaterale “sono la buona volontà e la buona fede degli interlocutori, la disponibilità a un confronto leale e sincero e la volontà di accettare gli inevitabili compromessi che nascono dal confronto tra le parti. Laddove anche uno solo di questi elementi viene a mancare, prevale la ricerca di soluzioni unilaterali e, in ultima istanza, la sopraffazione del più forte sul più debole”.

LA SIRIA: SI SPERA IN UN DIALOGO

“Dare voce a chi non ha voce”, in particolare alle “vittime delle altre guerre in corso, specialmente di quella in Siria, con l’immenso numero di morti che ha causato”, l’ennesimo appello alla comunità internazionale “perché si favorisca una soluzione politica ad un conflitto che alla fine vedrà solo sconfitti”. La Santa Sede, inoltre, auspica che possa riprendere il dialogo fra Israeliani e Palestinesi, così che si riesca finalmente a raggiungere un’intesa e dare risposta alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli, garantendo la convivenza di due Stati e il conseguimento di una pace lungamente attesa e desiderata: “Sono consapevole che le ondate migratorie di questi anni hanno causato diffidenza e preoccupazione tra la popolazione di molti Paesi, specialmente in Europa e nel Nord America, e ciò ha spinto diversi governi a limitare fortemente i flussi in entrata, anche se in transito”.

‘ABUSI CONTRO I MINORI SONO LE PIAGHE DEL NOSTRO TEMPO’

“Gli abusi contro i minori costituiscono uno dei crimini più vili e nefasti possibili. Essi spazzano via inesorabilmente il meglio di ciò che la vita umana riserva a un innocente, arrecando danni irreparabili per il resto dell’esistenza”. Sono nette e inequivocabili le parole dedicate dal Papa ad “una delle piaghe del nostro tempo, che purtroppo ha visto protagonisti anche diversi membri del clero” e che richiede “una seria riflessione sui passi compiuti per vigilare sul bene dei nostri piccoli e sul loro sviluppo sociale e intellettuale, come pure sulla loro crescita fisica, psichica e spirituale”. “La Santa Sede e la Chiesa tutta intera si stanno impegnando per combattere e prevenire tali delitti e il loro occultamento, per accertare la verità dei fatti in cui sono coinvolti ecclesiastici e per rendere giustizia ai minori che hanno subìto violenze sessuali, aggravati da abusi di potere e di coscienza”, sottolinea Francesco citando l’imminente appuntamento da lui convocato in Vaticano a febbraio, che vuole essere “un ulteriore passo nel cammino della Chiesa per fare piena luce sui fatti e lenire le ferite causate da tali delitti”.

NO ALLE ARMI NUCLEARI

Investire sui giovani e combattere la violenza contro le donne, gli altri due imperativi, a 30 anni dalla Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II. Come nel discorso dello scorso anno, non manca un appello per il lavoro, affinché non diventi una nuova forma di schiavitù. Nella parte finale, il Papa condanna il ricorso alle armi nucleari e la tendenza ad “armarsi sempre di più”, e definisce urgente un accordo sulla cura dell’ambiente e il cambiamento climatico. Infine, un messaggio all’Europa, affinché fugga la tentazione di “erigere nuove cortine”, 30 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, e uno all’Italia, perché “mantenga vivo quello spirito di fraterna solidarietà” che l’ha sempre contraddistinta.