Alla scoperta dei luoghi sacri/10: Santuario della Madonna della Scopa

Vi portiamo a visitare, con questo servizio, un santuario al quale possiamo essere affettivamente legati: è infatti quello che frequentava il nostro compianto vescovo mons. Angelo Paravisi quand’era a Osio Sotto, destinato nel 1953 in qualità di coadiutore dell’anziano parroco don Giovanni Manzoni. È voluto tornare anche da vescovo per pregare la Madonna dei suoi primi anni di sacerdozio. Qui si ricordano ancora di lui.
È il santuario della Madonna della Scopa, un titolo che può sembrare strano e invece indica la donna di casa, come è stata Maria a Nazaret, mentre accudiva a san Giuseppe e al Figlio Gesù.

 

Come si è arrivati a questo titolo e quando la Madre di Dio è apparsa in questo luogo?
Risponde un’antica storia, tramandata solo oralmente, che racconta come, in tempi molto lontani, nel luogo dove ora sorge il Santuario dedicato alla Madonna della Scopa, si trovava una cappella campestre dedicata a Maria. Il luogo, in aperta campagna, era frequentato dai contadini e dai viandanti che transitavano lungo un’antica strada.

Il racconto dell’apparizione lo prendiamo dal volume Osio di Sopra e il suo santuario scritto da don Isaia Abati nel 1905: “l’avvenimento dell’Apparizione, come lo narra Flaminio Cornaro (nel volume Apparizioni ed immagini più celebri di Maria V. Santissima nella città e nel dominio veneto, 1760), e come è passato nella tradizione orale, così vien raccontato. Là dove ora sorge rimesso a nuovo, ricco delle attrattive dell’arte, il Santuario della Madonna della Scopa, era stata eretta anticamente una cappella campestre, dedicata come ora all’Assunta. Fosse per dispregio del luogo santo, o fosse, come è più ovvio supporre, che perduta per le ingiurie del tempo la sua esteriorità venusta, andasse decaduta nella pubblica estimazione, giunse un tempo in cui quel sacro recinto solitario, messo in vergognoso abbandono, erasi mutato in una sconcia spelonca, dove si facea luogo ad ogni immondezza.
Si venne amaramente disgustando la celeste Sovrana per un così indegno trattamento d’un luogo consacrato dal suo Santo Nome e dalla presenza d’una sua immagine; ma forse tollerò a lungo la pungente offesa. Finché un giorno, presa risoluzione di venire in persona a mostrare il suo sovrano disgusto, si presentò nel modesto recinto, vestita sì della sua augusta maestà di regina, ma umiliata nell’atteggiamento di una povera domestica a pulire colla scopa dalla immondizie l’imbrattato suo santuario.
Il sovrumano avvenimento, giusta la tradizione, si ripeté più volte alla presenza di molte persone; la quale ultima circostanza riesce affatto naturale, quando si rifletta che il sacello nella sua primitiva semplicità doveva essere aperto alla vista dei passanti, ed offrirsi di facile osservazione ai lavoratori sparsi nelle ubertose circostanti campagne. Conseguenza della ineffabile degnazione fu l’erezione d’un nuovo santuario all’augusta Sovrana del cielo; e da quell’ora la divozione al santo luogo, preso vigore e consolidatasi nelle anime, attraversò i secoli fino a noi.”

Il primo documento storico che certifica la presenza di una cappella campestre dedicata a Maria sul territorio di Osio Sopra (la pieve si trova tra le due località di Osio di Sopra e Osio di Sotto) è una bolla di Papa Adriano IV del 1155.
Nel ‘500, successivamente alla visita pastorale di S. Carlo Borromeo avvenuta nel 1566, si effettuarono degli interventi di modifica e ampliamento alla struttura del Santuario. Nel 1702 si provvide a ricostruire il campanile.
Il santuario fu oggetto di un radicale rifacimento nel 1902. Il progetto di ristrutturazione della Chiesa fu affidato al celebre arch. Virginio Muzio, che fu il direttore dei lavori e il coordinatore di tutte le attività relative all’apparato decorativo interno della chiesa, coadiuvato da un gruppo di artisti che già avevano operato con lui in altri progetti: i pittori Giovanni Cavalleri, Abramo Spinelli e il decoratore Fermo Taragni.
I lavori furono ultimati nel 1905 e l’edificio fu consacrato da mons. Radini Tedeschi il 12.08.1905 alla presenza del suo segretario particolare don Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII.

IL SANTUARIO
Salta subito all’occhio del pellegrino la preziosità delle decorazioni interne del santuario, di architettura molto semplice, con una facciata a capanna e un interno a una sola navata con soffitto a due spioventi lignei, sorretti da due archi traversi. Sull’altare, la statua della Madonna della Scopa, affiancata da un angelo.
La decorazione del santuario è ricchissima e costituisce una sorta di libro che racconta le profezie, la vita e le glorie della Madonna.

In una fascia sotto i due spioventi del tetto, troviamo grandi riquadri con episodi della vita della Madonna (sull’arco trionfale la tradizionale Annunciazione). Ci soffermiamo solo a quello che racconta l’apparizione della Madonna della scopa. La Vergine pulisce l’edificio sacro, di fronte ad alcuni fedeli ammirati. Nel cartiglio sottostante troviamo citato il versetto biblico: Mundate donum Domini (Purificate la casa del Signore) (II Cronache 29,5).

Dovunque nel soffitto dipinto a grottesche di fogliami, cartigli con le litanie della Madonna; negli archi sono raffigurati profeti e santi con la citazione delle loro profezie o dei loro elogi alla Madonna. Vi invitiamo a una lettura attenta: ci vorrà del tempo, ma sarà un esercizio spirituale e di preghiera molto arricchente.

Usciti dal santuario, possiamo imboccare il bel Viale degli Angeli (per le statue che lo caratterizzano) che congiunge il Santuario alla comunità di Osio Sopra e alla sua parrocchia di S. Zenone. Fu realizzato, su progetto di Dante Fornoni, a partire dal gennaio del 1931.
Percorrendolo dal santuario, troviamo subito una bella statua bronzea di Giovanni XXIII; al termine del percorso, presso Osio di Sopra, un arco di trionfo.