È MORTO PADRE SALVATORE FORNER della Consolata, missionario in Mozambico

È scomparso ieri padre Salvatore Forner, originario di Offanengo, dove era nato nel 1936. Religioso della Consolata, ha vissuto l’intera sua vita di missionario in Mozambico. 

Il 30 maggio 2005 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia (già Stella della solidarietà italiana). Verrà sepolto a Maputo, capitale del Mozambico.

UNA MESSA DI SUFFRAGIO VERRÀ CELEBRATA AD OFFANENGO IL 29 MAGGIO ALLE ORE 20.30

LA VITA DI PADRE SALVATORE

La sua vita padre Forner l’ha raccontata in una intervista ci ha concesso nel 2011. La riproponiamo, ricordando che i riferimenti alla situazione del Mozambico sono datati di otto anni.

 “Sono entrato nel seminario della Consolata a Casale Monferrato a 21 anni poi ho studiato teologia a Torino; ho celebrato la prima messa nel 1967. Nel ’68 un anno in Portogallo per prepararmi al Mozambico. Nel ’69 sono partito per il Paese africano. Passati cinque anni in missione, mi hanno richiamato in Portogallo nei seminari della Congregazione: sono stato con i liceali e i filosofi. Passati altri undici anni sono ritornato in Mozambico. E sono lì ancora, dal 1987.” 

In quale missione? 

“Adesso sono nella prima missione che i padri della Consolata hanno fondato in Mozambico nel 1928. Si chiama Massangulu, è nel nord del Paese. Ma nella mia esperienza ho cambiato tre località, dal nord al sud del Paese.”

Com’è la situazione politica del Mozambico? 

“È in atto la dittatura del Frelimo che ha avuto – non dico come – il 75% dei consensi. Tempo fa era un partito marxista-leninista, oggi è una dittatura né di sinistra né di destra: interessano solo i soldi. È arrivato al potere dopo due guerre che io ho vissuto. Innanzitutto quella coloniale (dal ’64 al ’74) contro i portoghesi per l’indipendenza che il Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) vinse. Allora si allineò con l’Unione Sovietica e i paesi del blocco comunista. Il Mozambico divenne socialista e i primi anni sono stati molto feroci. I militanti hanno distrutto tutto. La seconda guerra è stata quella civile, lanciata dalla Renamo, un partito di liberazione anticomunista. È durata 16 anni e ha provocato circa un milione di morti. È finita nel ’92 con gli accordi di Roma tra il Frelimo e la Renamo.” 

E oggi? 

“Passati molti anni, governa ancora il Frelimo che però è molto cambiato. La Renamo è il partito d’opposizione e la dialettica è pressapoco democratica. Una cosa molto positiva è il crescere del numero delle università che sfornano ogni anno migliaia di licenziati e laureati. Abbiamo anche l’Università Cattolica che è stata fondata dai missionari della Consolata, in particolare dall’italiano padre Francesco Ponsi, con l’appoggio di un vescovo portoghese, molto illuminato.” (Alla fine del 2009 il presidente Armando Emilio Guebuza è stato rieletto con il 76,5% di consenso, superando due partiti di opposizione. A partire dal 2015, il presidente eletto è Filipe Nyusi, membro della FreLiMo e originario della regione settentrionale di Cabo Delgado. ndr).

 Una presenza importante quella dell’università? 

“Certamente. È stata fondata nella città di Beira, il rettore è un mozambicano (la legge non permette sia di un’altra nazionalità) molto colto. Ha studiato con Rahner. Il cardinale avrebbe voluto che l’università nascesse nella capitale Maputu, ma non è stato possibile. Sono oltre venti anni che funziona. La frequentano studenti e insegnanti di tutte le religioni. Nel periodo coloniale andavano all’università solo i bianchi. Oggi si laureano anche i locali.” 

Com’è in Mozambico la situazione economica? 

“C’è una crescita, soprattutto al sud, grazie all’influenza dell’Africa del Sud: Maputu è una sorta di magazzino di Joannesburg. Tra le due capitali è stata costruita addirittura un’autostrada. Lo sviluppo è dato anche dall’impegno delle organizzazioni internazionali. L’Italia ha costruito una grande diga per l’acqua della capitale. Comunque molti sono gli asiatici e i cinesi in Mozambico. Hanno in mano tutto il commercio. Il nord del Paese è invece molto più povero. Non ci sono industrie e tutto il lavoro è nella pubblica amministrazione. Per poter lavorare bisogna avere ancora oggi la tessera del Frelimo. Per fortuna il Mozambico ha un’agricoltura fortissima e io non ho mai visto fame. C’è un’economia di sussistenza.” 

Cos’è che frena lo sviluppo? 

“In Africa chi comanda veramente il popolo e non lascia crescere il continente come potrebbe, è una certa cultura. Innanzitutto quella degli stregoni. Hanno un forte potere e io conosco storie di avvelenamenti e uccisioni. Poi la famiglia: in Africa nessuno può crescere da solo, devono distribuire e rendere conto a tutti. La famiglia allargata da un lato è solidarietà, dall’altro un freno a una crescita più libera. E genera anche parassitismo. Al nord c’è una cultura matrialcale e al sud una patriarcale. Vuol dire che, nella matriarcale, i figli non sono del marito, ma della moglie e del fratello della moglie. Al sud invece è al contrario: il marito è il padrone di tutto e la donna non ha niente. È diffuso il levirato. Il che crea difficoltà ai cristiani che – ad esempio – non possono diventare poligami. Solo che se rifiuti sarai perseguitato perché non hai osservato la tradizione.” 

E la situazione religiosa? 

“In una popolazione 20 milioni di unità, i cattolici sono il 20%. Abbiamo 13 diocesi organizzate. Poi vi sono anglicani, protestanti e molti sionisti. Quasi la metà della popolazione è cristiana. I musulmani sono anch’essi poco meno della metà. Ci sono due tipi di musulmani, gli asiatici, che hanno soldi e fanno grandi moschee, e gli africani. Con loro non abbiamo mai avuto problemi, c’è tolleranza. Se non parli né di religione né di politica puoi essere amico di tutti.” Com’è la vostra pastorale missionaria? La nostra è una chiesa ministeriale. La pastorale è impostata sui laici che esercitano i vari ministeri della parola, dell’Eucarestia, della speranza (funerali, ammalati caritas) e dell’economia. Ogni comunità ha il suo animatore laico. E ci sono laici di impegno e di donazione notevole. Noi sacerdoti tiriamo le fila di questa pastorale formando i ministri laici con corsi ad hoc. Del resto, quando un padre ha 50 paesi, come si fa? I ministri dall’eucarestia vengono a prendere le particole consacrate in missione. Noi facciamo un centinaio di visite all’anno.”

E nella sua missione? 

“Dove sono io sono tutti musulmani. La tribù degli Aiao non si è mai convertita. Non hanno accettato l’evangelizzazione e neanche l’alfabetizzazione, per cui sono rimasti indietro e la classe dirigente è tutta di altre tribù. Nella missione vivo con un confratello. Un tempo era una grande missione, poi con la guerra è stata nazionalizzata. Abbiamo una bella chiesa e una casa. Il mio lavoro fondamentale è formare i laici: io non faccio, io faccio fare! Dico messa e confesso, per il resto fanno loro. Poi cerchiamo di sviluppare il servizio della carità. Abbiamo molti bambini anemici che dobbiamo curare. La missione aveva un ospedale che è stato preso dallo Stato. Il Frelimo nel 1975 ha nazionalizzato scuole, ospedali, case, chiese, collegi, internati (la mia missione aveva 1.000 internati).” 

I rapporti con Crema? 

Ho pochi rapporti con Crema. Ho avuto un unico aiuto sporadico e sostanzioso quando c’era don Gino alla Caritas. Anche il mio istituto mi paga solo i viaggi. Ho fatto centinaia di costruzioni, tutte da me. Nella missione abbiamo anche una scuola fino al decimo anno. Per completare il ciclo di studi bisognerebbe arrivare a 12.” 

UNA LETTERA

Come ultimo documento pubblichiamo una lettera che padre Forner ha inviato al Centro missionario della nostra diocesi. 

“Grazie per la vostra fede, carissimi Amici, sono in Casa Regionale che è abbastanza movimentata e sono addetto alla cucina, poi faccio il portinaio quando non viene la guardia e poi ampie letture e preghiera sempre.

Mi dirai che non è missione, ma a 81 anni diventa missione. Potrei rimanere in Italia, ma qui servo ancora ad accogliere i confratelli che arrivano da tutto il mondo magari bisognosi di segni buoni.

Grazie per la vostra fede, per la fede del mondo intero.

Nasce un Bambino, il mondo si scuote bisogna fare qualche cosa. Molti si fermano al materiale (comprare cose buone si fa festa). Io guardo dentro di me per vedere se anch’io sono il bambino del Vangelo: “Se non sarete come bambini non entrerete nel Regno” è Gesù che lo dice.

È tempo di riscoprire la fede, vivere la carità nell’umiltà e nella semplicità, come il bambino, entrare nel Mistero di Dio.

Buon Natale e Buon Anno a voi. Vi saluto con una preghiera.”

Padre Salvatore Forner 

S. Natale 2017