Coopi-Cooperazione Internazionale, l’organizzazione non governativa italiana, fondata a Milano nel 1965 da padre Vincenzo Barbieri – attualmente presieduta dal cremasco dottor Claudio Ceravolo – è impegnata ad accompagnare le popolazioni colpite da guerre, crisi socioeconomiche o calamità naturali, verso la ripresa e lo sviluppo duraturo, avvalendosi della professionalità di operatori locali e internazionali e del partenariato con soggetti pubblici, privati e della società civile.
Presente in 28 Paesi di Africa, Medio Oriente, America Latina e Caraibi, con 199 progetti umanitari che raggiungono quasi 2.6 milioni di persone, dal 2006 assicura anche – con il Sostegno a distanza – cibo, istruzione, salute e protezione a migliaia di bambini in otto Paesi.
PROGETTO ATTIVO ORA: AIUTA UN GUERRIERO
“Si tratta di una delle molte situazioni estremamente complesse che si sono sviluppate in questi ultimi anni e meno conosciute da noi – fa osservare il dottor Ceravolo – che coinvolge 121 milioni di persone attorno alle rive del lago Ciad. Un’area in cui si avviluppano tre ordini di problemi tutti molti gravi. Il primo, l’insorgenza del fondamentalismo islamico che dal nord est della Nigeria spinge le trame terroristiche nei confinanti Niger, Ciad e Camerun. Per contrastare il quale sono entrati in azione i diversi servizi nazionali, per altro non attentissimi ai diritti dei civili e, come al solito, a rimetterci sono le frange più deboli della popolazione. Secondo, la desertificazione a seguito dei cambiamenti climatici, per cui il lago, che era grande come l’Italia, ora è ridotto a meno di un quarto, con le attività di pesca e agricoltura in gravissima crisi. E terzo, è una zona di transito dei flussi di rifugiati che dall’Africa sud sahariana si dirigono in Libia.”
EDUCAZIONE: DIFFICILE AL SUD DEL MONDO
E la campagna “Aiuta un guerriero” è stata lanciata sull’educazione “al fine di richiamare l’attenzione dei cittadini italiani su un aspetto che viene trascurato: che un’attività che i nostri bimbi fanno quotidianamente, per tanti loro coetanei del Sud del mondo diventa un’azione eroica”, fa osservare il presidente di Coopi. “Non solo perché c’è la guerra, per cui molte scuole chiudono, le famiglie sfollate non riescono a sostenere le spese per l’istruzione, gli spostamenti obbligati allontanano i minori dalla scuola, aumentando il pericolo di coinvolgimento in gruppi armati e nella criminalità organizzata; ma a volte anche perché c’è l’estremismo islamico, che ritiene l’educazione al di fuori dello studio del Corano condannabile e del tutto inutile per le bambine.”