LA VEGLIA DI PENTECOSTE IN CATTEDRALE

Lo Spirito fa rivivere le ossa aride della valle. Il celebre testo di Ezechiele ha guidato, questa sera, la Veglia di Pentecoste, celebrata dal vescovo Daniele in cattedrale alle ore 21.
Sono stati letti i testi della liturgica vigilare: la torre di Babele del libro della Genesi, le ossa aride di Ezechiele, un brano di Gioele (“Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo”), uno della lettera di san Paolo ai Romani e il grido di Gesù: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”, con Giovanni che commenta: “Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.” Ogni brano intercalato da salmi e canti.
Il vescovo ha commentato il testo di Ezechiele, profeta dell'esilio: “La gran valle di ossa è immagine eloquente – ha detto – della morte senza speranza, come Israele in esilio che crede di non avere più nessuna chance di riscatto e quindi chiede al Signore di lasciarlo in pace.”
Ma Dio non ci sta. Il disastro è causato dalla rottura dell'alleanza e il popolo peccatore può guarire e rivivere. Provoca il profeta e gli chiede se le ossa aride che riempiono la valle possono risorgere. Il profeta risponde che solo Dio può fare qualcosa. E allora il Signore gli chiede di profetizzare e al popolo di ascoltare la sua parola: l'uomo vive solo se ascolta la parola di Dio e si lascia guidare da essa. L'ascolto della parola apre lo spazio della fede che Dio riempie con lo Spirito Santo.
“Il luogo dove tutto questo si realizza in pienezza è la Pasqua – ha commentato mons. Daniele – che si completa nella Pentecoste. Dal Cristo sulla croce scaturiscono i fiumi d'acqua viva dello Spirito. A noi tocca vivere una vita che si lascia raggiungere dalla Parola per potersi poi aprire alla trasfigurazione dello Spirito, che fa risorgere le ossa ogni giorno nella Chiesa e nel mondo.”
Dopo l'omelia, al canto del Veni Creator il vescovo ha consegnato una candela ad alcuni presenti che le hanno accese al cero pasquale e poi hanno “diffuso” la luce fra tutti i fedeli accendendo i loro lumi.
La liturgica si è conclusa con la benedizione il canto del Regina Coeli.