Lavori di pubblica utilità per i richiedenti asilo, nuovi Centri per ospitare i migranti e rafforzamento del potere dei sindaci per intensificare le misure di sicurezza nelle città. Questi in sintesi i capisaldi dei provvedimenti approvati il 10 febbraio dal Consiglio dei ministri e presentati dal ministro dell'Interno Marco Minniti e da quello della Giustizia Andrea Orlando.
Per i migranti e i richiedenti asilo si parte dalla necessità di ridurre i tempi di concessione dell'asilo stesso, che attualmente sono di circa due anni. A tal fine, le Commissioni predisposte vedranno rafforzato il loro organico con l'assunzione di 250 specialisti e in 14 tribunali ordinari sparsi sul territorio nazionale – Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia – saranno create sezioni specializzate con giudici dedicati in modo esclusivo all'asilo. Inoltre nell'iter dei ricorsi verrà soppresso un grado di giudizio (l'appello), portando direttamente in Cassazione il ricorso per chi si è visto negare lo status. Ai Comuni è data la possibilità, in accordo con le prefetture, di coinvolgere i richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità, gratuitamente e su base volontaria, così da “colmare il vuoto di attesa del richiedente e di rendere un servizio alla collettività”.
Sempre per regolamentare la presenza dei migranti in Italia, il decreto prevede la nascita di nuove strutture destinate a sostituire i grandi numeri e le criticità gestionali dei Cie e denominate Centri permanenti per i rimpatri, dove verranno ospitati i migranti cui verrà definitivamente non riconosciuto l'asilo. I Cpr, destinati a accogliere non più di 1600 persone su tutto il territorio nazionale, saranno realizzati uno per Regione, e si caratterizzeranno per le dimensioni contenute, il posizionamento fuori dai centri urbani e la vicinanza a infrastrutture di trasporti. Inoltre, ha spiegato il ministro dell'Interno, poiché nei Cie si sono verificate conclamate violazione dei diritti, nei nuovi Centri “ci sarà il potere di inchiesta da parte del Garante dei diritti delle persone private delle libertà personali”. Per evitare malversazioni, i servizi prestati – dalla mensa all'alloggio – saranno suddivisi in diversi appalti.
A tutela della sicurezza delle città, definita “bene pubblico” è stato varato un decreto legge che prevede forme di cooperazione rafforzata tra i prefetti e i Comuni che siano dirette a incrementare i servizi di controllo del territorio e a promuovere la sua valorizzazione. Tali misure sono definite anche mediante il rafforzamento del ruolo dei sindaci e del loro potere di emettere ordinanze. Per garantire la “libera accessibilità e fruizione degli spazi e delle infrastrutture della città” sono previste sanzioni amministrative (da 300 a 900 euro) per chi ne impedisce o ne limita appunto il godimento, magari sotto l'effetto di alcol o droghe oppure esercitando commercio abusivo, accattonaggio molesto o “in modo ostentato” la prostituzione. Infine, per soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale, sarà potere dei sindaci imporre loro il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane. Una sorta di “daspo urbano”, su modello di quello sperimentato per gli stadi che potrà arrivare a 12 mesi per i vandali recidivi e a un periodo da 1 a 5 anni per chi spaccia droga nelle discoteche e nei locali di intrattenimento.
Un testo, ha spiegato Minniti, che è stato condiviso con la Conferenza delle Regioni attraverso un “gruppo di lavoro specifico”. I contenuti del provvedimento hanno poi visto l'approvazione da parte dell'Anci e costituiscono una “linea guida per un grande patto strategico tra Stato e poteri locali”.
“Abbiamo bisogno di cooperazione e non di sceriffi nel controllo del territorio”, ha concluso il ministro dell'Interno, spiegando che il decreto sulla sicurezza urbana non prevede “nuovi reati e non ci sono aggravanti di pena” ma vi è la possibilità di applicare “un nuovo modello di sicurezza con più protagonisti e, quindi, ancora più efficace”.