Anche l'Asst “Ospedale Maggiore” di Crema, in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDa), con il patrocinio della Società Italiana di Psichiatria e con l'Associazione Famigliari 'Tartavela', aderisce al 3°Open Day dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDa) con l' iniziativa: “SerenaMente”.
Lunedì 10 ottobre, dalle ore 10 alle 16, in occasione della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale, presso l'atrio d'ingresso dell'Ospedale Maggiore di Crema sarà presente un Info Point dove i professionisti sanitari del Centro Psico Sociale (CPS), insieme ai volontari dell'Associazione Famigliari “Tartavela”, saranno presenti col supporto di materiale audio, video e cartaceo per sensibilizzare la popolazione, soprattutto femminile, sull'importanza di favorire il benessere psico-fisico, attraverso attività riabilitative finalizzate al recupero dell'autostima e dell'autonomia, alla condivisione di esperienze comuni per la crescita personale di abilità sopite o mai espresse. Per questo, oltre a dare informazioni sul tema, verranno esposti i manufatti realizzati dai partecipanti ai gruppi che sono stati organizzati e proseguiranno.
Fino a pochi anni fa, la considerazione generale dei problemi psichici delle donne si limitava ad alcuni tentativi volti alla promozione della salute mentale, senza che però venissero predisposti adeguati interventi terapeutici. Gli sforzi si concentravano, per lo più, sui problemi legati alla sfera riproduttiva, come la gravidanza e la pianificazione della famiglia. Quel che riguardava la sfera psicologica, invece, era piuttosto trascurato.
L'equilibrio psichico della donna risente in realtà della sua complessa fisiologia, soprattutto in alcune fasi della vita ad esempio, dopo un parto o in menopausa. Studi epidemiologici, condotti in nazioni e culture diverse, evidenziano che la depressione post-partum colpisce fra il 5% ed il 15% delle donne entro tre mesi dalla nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi.
In un quadro generale, che dimostra un aumento di queste forme patologiche, l'8% circa delle donne soffre di disturbi depressivi nel corso della vita, quasi il doppio degli uomini (4,6%). Si tratta di malattie che si associano a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro, nei rapporti interpersonali e familiari e che alimentano indifferenza, emarginazione, esclusione sociale.
Le donne che vivono in ambienti poveri, che non hanno accesso all'educazione, che hanno problemi nell'ambito del matrimonio o della famiglia e quelle che hanno un basso reddito sono molto più vulnerabili delle altre loro coetanee: i fattori ambientali, combinati con quelli di genere, rappresentano quindi i determinanti fondamentali del benessere psichico.
I molteplici ruoli che oggi le donne ricoprono nel contesto sociale le espongono a un rischio più alto della media di soffrire di disagi psichici. Le donne, infatti, sono costrette a sopportare il peso delle responsabilità legate al loro essere allo stesso tempo mogli e mamme. Inoltre rappresentano sempre più una parte essenziale della forza lavoro e nel 29% circa dei casi sono la prima fonte di guadagno per la famiglia.
Le donne devono anche affrontare una forte discriminazione sessuale che, a sua volta, può provocare problemi di povertà, fame, malnutrizione e difficili condizioni di lavoro. Un estremo, ma purtroppo molto comune, esempio di disuguaglianza di genere è la violenza sessuale e domestica, che contribuisce all'elevata prevalenza di malattie psichiche tra le donne (molto più vulnerabili, soprattutto rispetto ad ansia, depressione, effetti della violenza sessuale e domestica, uso di sostanze stupefacenti).
A livello internazionale, la depressione è riconosciuta quale una delle cinque aree prioritarie del Patto europeo per la salute e il benessere mentale, varato nel 2008 dalla Commissione Europea.
Solo il 60% di chi riferisce sintomi depressivi ricorre all'aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici/operatori sanitari.
Cosa fare? Per intervenire efficacemente è necessario guardare, innanzitutto, a quei fattori di rischio (stress da doppio carico di lavoro, burn-out e maltrattamento) nascosti nelle relazioni sociali, in famiglia e nell'ambiente lavorativo, insomma nella vita quotidiana.
Costituiscono una protezione dal rischio:
. L'incentivazione alla programmazione di tempi liberi, giornalieri e settimanali, da impegni familiari e di cura.
. Lo sviluppo dell'orientamento a stare con gli altri, al di là delle relazioni familiari e al di là dei compiti di cura.
. La stimolazione alla comunicazione dei fatti privati, contro il detto: “I panni sporchi si lavano in famiglia”.
. Sottolineare l'importanza di imparare a focalizzare l'interesse su di sé.
La “pratica sociale”, infatti, è dimostrato che abbassa tutti i fattori di rischio per la patologia depressiva: permette di controllare il sovraccarico lavorativo, riduce l'isolamento, riduce la pressione degli eventi di vita negativi.